lunedì 31 ottobre 2016

Un barlume di speranza - Una storia ad episodi - Parte 9

Un barlume di speranza - PARTE 9

Tutto era perfetto finché a quell'angelo non venne un'idea, e la tranquillità svanì di botto:

"Let's have a swim, what do you say? So in this way we can say hello to the sun while in the water!"

Non so con quali forze ma Simone si alzò ed iniziò a spogliarsi, e senza dire una parola anche lei rimase in mutande. I seni di Hanna, illuminati dalla luna che li rendeva bianco latte, gli diedero un accenno di erezione. Imbarazzato camminò verso l'acqua e lei lo superò correndo e tuffandocisi dentro... ma non appena toccata la fredda e nera acqua di Barcelona Simone vomitò liquami maleodoranti e qualche indefinito pezzo semi solido, poi svenne. 
La ragazza non se ne accorse subito, pensava fosse seduto sulla banchina a guardarla, ma dopo averlo chiamato senza ricevere risposta si riavvicinò a lui. "Oh God, Simone! Simone!", urlò e lo scosse, prendendolo anche un paio di volte a sberle, ma niente sembrava risvegliarlo, "Hei! Help! Aiuda! Call an ambulance, please! Please!". 
Fortunatamente l'ospedale più vicino era distante appena un chilometro, chi ha deciso di costruire un ospedale che affaccia sulla spiaggia è stato proprio un genio. 
Racconti a puntate, un barlume di speranza parte 9, da Barcellona a GenovaSi risvegliò da solo, pieno di dolori, in una camera bianca mai vista prima. L'ago di una flebo indeboliva il suo braccio destro e, circondato da svariati macchinari che fanno "ping", si sentì quasi in una scena di un film dei Monty Phyton quando uno strano dottore entrò nella stanza coprendolo di incomprensibili frasi in catalano. Riuscirono a trovare un interprete che parlasse italiano e ciò che tradusse non fu affatto rassicurante: "El dottore dice che non stai biene, tienes que... devi fare una cura ma dice che non tienes molto tiempo... lo siento...". Nessuna novità per Simone, che replicò spiegando nel dettaglio la sua situazione. "Sí, pero hay que entender es que usted no tiene mucho tiempo de vida Mister Simone, si se queda aquí en el hospital tal vez usted tiene una semana o poco más...". Nessuna traduzione necessaria.

Una lacrima di realtà cadde sulla sua guancia, non era ancora abituato alla doccia fredda pur non avendo il riscaldamento da un po'. Ma cosa pensava, di cavarsela magicamente in qualche modo? Che il cancro che lo stava mangiando potesse sparire da solo e stare meglio da un giorno all'altro? Si rese conto di aver sbagliato tutto, che non sarebbe dovuto partire e lasciarsi alle spalle casa sua, la sua famiglia, gli amici... non voleva morire nel letto di quell'ospedale, tutto solo, senza poter salutare le persone a lui care. 
Trovò il modo di uscire da quell'ospedale senza che lo rinchiudessero nel reparto dei senza speranza e rubò una sedia a rotelle. Nuovamente una scena da film, perché quel poco di vita rimasto era proprio così, sembrava il finale di un brutto film americano. Spingendo a fatica la sedia fino a casa salì all'appartamento e, tramite internet, prenotò una nave per tornare in Italia in partenza alle 18 del giorno dopo. Inviò anche un'e-mail alla madre, avvisandola che sarebbe rientrato da li a poco e che le avrebbe telefonato appena sceso dalla barca a Genova.
Fece del suo meglio per spiegare al padrone di casa la sua situazione e, anche se vistosamente indispettito, non gli fece troppe storie... in fondo Simone stava morendo, glielo si leggeva in faccia; era intoccabile. E prima di coricarsi non trovò pensieri felici, continuava a domandarsi il motivo di quella malattia, continuava a chiedersi perché proprio a lui... ma ovviamente non trovò una risposta, non poteva esserci una valida risposta a quelle sue domande. L'insoddisfazione di una vita inutile prese in possesso ogni sogno, trasformando anche le memorie più semplici in terribili incubi irrazionali, come se ogni sua azione fosse stata sempre sbagliata. Il pensiero di essere sempre in torto lo ha sempre accompagnato, non c'è da stupirsi della sua presenza anche in questo momento.

Si svegliò molto tardi quella mattina, le poche ore di sonno turbolento e dolorante non aiutarono la già fievole voglia di alzarsi dal letto. Dopo aver pisciato sangue preparò il suo zaino e, lasciate le chiavi sul comodino, chiuse la porta dietro di se. Andò dritto verso il porto, senza nemmeno passare dalla scuola per avvisare che non sarebbe più andato, senza nemmeno cercare quella ragazza olandese che gli aveva regalato attimi di normalità; voleva solamente lasciarsi quella brevissima esperienza alle spalle e rientrare a casa per salutare i suoi cari ancora una volta.
Nella sala d'attesa, cosciente del fatto che avrebbe dovuto aspettare delle ore prima dell'imbarco, si mise a scrivere su un quaderno. Scrisse tutto ciò che avrebbe voluto dire a sua madre, a suo padre, a Luca, a tutti gli amici persi ormai da tanto tempo... scrisse una sorta di lettera, di testamento... tante righe e pagine di scuse per non esser stato quel che avrebbe dovuto invece essere.

E poi finalmente s'imbarcò, pronto per tornare a casa scomodamente seduto sulle poltroncine in mezzo ad altre 59 persone.

continua...

giovedì 27 ottobre 2016

La trascrizione della presentazione in Feltrinelli

La trascrizione della presentazione di 

"Rapporti Difficili. Storie in bicicletta e altri racconti" in Feltrinelli

Prima c'era un'idea in scatola: scrivere un libro. Poi il libro l'ho scritto, e ne ho scritto un altro, ed ora il libro è finito nella scatola delle idee! No, non sto delirando (stavolta), La scatola delle idee è un sito web dove scrive Elena Ravasio, la blogger (ma non solo) che mi ha intervistato durante la presentazione in Feltrinelli e sul sito hanno pubblicato questo bel pezzetto QUI

Ora, per quanto non mi piacciano i copiaincolla vi metto qui giusto le prime due domanda e risposta così da invogliarvi a leggere tutto il pezzo nel link sopra! :)

E: Il tuo libro si intitola “Rapporti difficili” e fin qui sembrerebbe dedicato a rapporti interpersonali, ma il sottotitolo “Storie in bicicletta e altri racconti” ci porta su un altra strada. Spiegaci in realtà di cosa tratta e come è strutturato.
Presentazione presso la libreria Feltrinelli del libro Rapporti Difficili. Storie in bicicletta e altri racconti di Carlo CapotortoC: Esatto, il sottotitolo ci porta proprio su un’altra strada: sulla strada. Le storie contenute nel libro parlano inizialmente di bicicletta e i rapporti non sono solo quelli tra le persone, ma anche quelli meccanici. Il rapporto della bicicletta è in sostanza la posizione della catena sui pignoni, le ruote con i dentini, per intenderci, che in base a come viene cambiato dal ciclista rende la pedalata più morbida o più dura. Questo paragone rapportato alla vita di tutti i giorni ci porta ai rapporti interpersonali – protagonisti della seconda metà dei racconti – di chi pedala con più sforzo perché vuole andare più lontano, di chi sceglie (o a volte gli viene imposto) di far più fatica.

E: La bici è la protagonista della prima metà libro e sembra essere un’eroina, che salva, rende liberi e coraggiosi. In un racconto la paragoni a una donna e in un altro scrivi che è più leale degli esseri umani, perché avvisa sempre quando qualcosa non va. Cosa significa per te la bicicletta e che ruolo ha nella tua vita?
C: La bicicletta è un essere semplice, che ha bisogno di cure, è un mezzo di trasporto e un’amica fedele. La bici è anche un modo per tornare a una vita meno consumistica e indaffarata. Per me la bicicletta è libertà di andare senza spendere e di fermarsi a chiacchierare con qualcuno che si conosce, senza dannarsi per cercare parcheggio (e pagarlo); è la difficoltà nel perseverare a utilizzarla il più possibile, anche con il freddo, la pioggia o la neve. Ha un ruolo fondamentale per me, non solo per il suo utilizzo, ma anche perché quando monto in sella e pedalo mi sento sicuramente meglio e fischietto.


Alla prossima,

Carlo "Charlie" Capotorto

sabato 22 ottobre 2016

Colloquio con un Carlo passato

Colloquio con un Carlo passato

Stanotte ho dormito male. Mi sono preso una bella influenza, completa di febbre, raffreddore e tutti i malesseri conseguenti, e verso le 4 del mattino ho aperto gli occhi. Nel buio ho avuto una visione di me stesso del passato, all'età di 15/16 anni, e quella visione mi guardava con aria stranita.
"Non avrei mai pensato di arrivare a 32 anni", disse palesemente ubriaco, "Ma guarda un po', non ho più i capelli...". Il Carlo di quel periodo non avrebbe mai immaginato di raggiungere nemmeno i diciott'anni, era sempre bello fatto di alcol o altre sostanze più o meno illegali e spesso pensava alla morte.
"Sai, giovane Carlo, siamo arrivati sin qui e l'intenzione è di andare ancora avanti seppur senza una meta precisa. La vita ora a volte ci sorride, a differenza della sola realtà che tu conosci, e tante cose sono cambiate... una su tutte siamo cambiati noi... io. Non vedo più tutto nero come in quei lontani, lontanissimi anni prima del 2000".
La visione con i capelli beve un sorso di birra, l'immagine del metallaro sulla panchina fuori dal Keller si fa più nitida, così come il ricordo di quel periodo. "E come fai? Ora non va mai bene niente... la mattina fatico ad alzarmi perché so già che avrò una giornata di merda, la sera bevo perché chi tu ben sai che ci piace sta con un altro... lo sai, questi pensieri sono dentro di te, in fondo siamo la stessa persona... abbiamo trovato uno scopo? Siamo riusciti a dare un senso alla vita? Hai una donna al tuo fianco che ti vuole bene senza tirarti le storie? Un lavoro... dei soldi...".
Carlo "Charlie" Capotorto, giovane e con i capelliNon posso che sorridere, per quanto la febbre me lo permetta, perché i pensieri del passato sono gli stessi di ora, ma dopo tutto quel tempo è cambiato il modo di vederli ed affrontarli. "No Carlo, non ho capito il senso della vita e continuo a scrivere le stesse castronerie che scrivi tu, non ho una donna vicina perché ho sempre quelle insicurezze che senti anche tu, non ho un lavoro fisso e sono sempre senza soldi...". 
Perplesso sposta i capelli riccioli dietro l'orecchio: "Ma allora come fai a dire che va meglio?". 
Nel frattempo la conversazione si è spostata in bagno e, mentre mi lavo le mani e vedo quella giovane immagine riflessa nello specchio mi convinco sempre più di quel che dico. "Vedi, ora so che le cose non vanno sempre per il verso giusto, so che tante cose non le potrò mai cambiare, ora so aspettare... quando mi trovo accanto ad una donna che mi piace inizio a sproloquiare e poi non combino niente, la lingua inciampa nei denti e le parole perdono senso, proprio come succedeva quand'ero come te, ma adesso non mi deprimo per questo, ci rido su e vado avanti, se poi avrò un secondo appuntamento magari andrà meglio. Non ho un lavoro serio ma continuo a cercarlo, e intanto mi arrangio, poi si vedrà... tanto se mi lamento non cambia comunque niente. Ho fatto tante cose, vissuto esperienze bellissime e seguito tante speranze che ora non le saprei contare, ma non voglio anticiparti niente. La vita andrà meglio, fidati.".
Ormai nuovamente sotto le coperte mi accorgo che sto parlando da solo. Non so se sia stata un'allucinazione o un pensiero talmente potente da farmi sognare un'immagine ma so che quel che ho detto al mio io passato è la pura verità. Sarebbe stato bello se qualcuno mi avesse detto parole simili a quell'età, magari anche un pochino prima, ma anche se non è successo sono cresciuto comunque, e mi piace quel che sono diventato. Credo che questo sia uno dei tanti "segreti" per vivere bene, piacersi. Se gli altri non sono d'accordo con quel che facciamo che si fottano, un po' di sano egoismo, su! 
Ricordo solo di essermi riaddormentato con una domanda: chissà cosa diventerò?

Carlo "Charlie" Capotorto.

venerdì 21 ottobre 2016

Teatro del Sisma - Maratona teatrale 25 Settembre 2016

Forse non tutti sanno che domenica 25 settembre c'è stata una luuuunga maratona teatrale a Colognola, presso il Teatro S. Sisto, per raccogliere fondi a favore delle vittime del terremoto ed in particolare per i comuni di Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto.
Beh, il mio amico Stefano mi ha chiesto di fargli qualche grafica, qualche locandina, e va bene, mi fa piacere nel mio piccolo riuscire ad aiutare, e poi mi è sembrata una buona cosa da fare andare a fotografare tutto. Ho preso dunque la mia Nikon S1 mirrorless e l'ho testata con fotografie al buio (o quasi), e direi che non se l'è cavata male per essere una vecchia macchinetta di fascia media.
Ecco qui le fotografie messe in video e musicate (con le mie cose, ovvio! :D). La piccola animazione iniziale l'ho fatta con Flash, usato forse una o due volte prima, però non è venuta male dai! Hehe.



lunedì 17 ottobre 2016

Un barlume di speranza. - Una storia ad episodi - Parte 8

Un barlume di speranza - PARTE 8

Uno zombie italiano, malato e ubriaco, barcolla dal bagno di una discoteca spagnola, intenzionato a salutare una ragazza olandese e tornare al suo appartamento. Sembra l'inizio di una barzelletta.

Simone si avvicinò ai divanetti di finta pelle dove Hanna, l'olandese volante conosciuta poco prima, lo accolse con un sorriso d'angelo. Le si avvicinò all'orecchio e, usando tutta la forza che aveva in gola per far vibrare le sue corde vocali, le urlò d'esser stanco e che sarebbe andato a casa; ma lei aveva altre idee in testa. Gli prese la mano e lo "spinse" a sedersi accanto alla sua gonna blu, ai suoi capelli dorati, alla spalla scoperta che mostrava una carnagione bianco latte. Appena poggiato il sedere ossuto sugli scomodi cuscini sapeva che avrebbe fatto molta fatica a rialzarsi da li.

"Why you wanna go home? Night's 'till young, let's have another drink and dance for a while, then if you're really tired we can go have a walk at the beach in Barceloneta, I know a nice spot there to relax and watch the sunrise!

"Questa vuole scopare" fu la prima cosa che pensò Simone, subito seguita da "E come diavolo faccio a dirle che non so nemmeno più se mi funziona il pisello? Potrei dare la colpa all'alcol... ma se poi mi vuole rivedere e non riesco ancora? 'Sta tipa è gnocca forte".

"Ok, why not? I go to order drinks, what you drink, beer or cocktail?"

Barcollò sino al bancone ma cambiò subito direzione andando nuovamente in bagno, poi, dopo qualche minuto di fila che sembrò durare un'eternità, finalmente ordinò due birre. Il barista non fece in tempo a portargliele che Simone sentì una mano appoggiarsi alla sua schiena. Si voltò verso sinistra per vedere chi fosse e d'improvviso due morbide labbra si appoggiarono sulle sue dolcemente. 

"Thanks for the beer, let's go dance now!"

Hanna sembrava una ragazza semplice, e forse per questo non si accorse del cuore di Simone, che in un istante gli balzò in gola risvegliando la poca materia grigia non sopita dall'alcol. Continuando a lottare tra paranoie e menefreghismo si ritrovò in una situazione tanto difficile da gestire che rimase momentaneamente immobile, distaccato, pensando all'ironia della vita: aveva aspettato tanto questo momento, poter sentire il calore di una donna è il dono più bello che la vita ci possa fare, ma doveva succedere proprio ora che non gli restava molto da vivere? Afflitto da un male disgraziato come può lasciare altri avvicinarsi a lui senza avvisarli? E cosa dovrebbe dire, di non affezionarsi perché tra poco morirà? Lui che non ha mai avuto troppo da offrire al mondo ora si trova a doverlo lasciare contro la sua volontà, e adesso che si era messo il cuore in pace, consapevole della sua prossima dipartita, qualcuno gli sta donando quel che ha da sempre cercato.
La bellissima spiaggia di Barceloneta, uno scatto notturno a Bercellona
La spiaggia di Barceloneta
Mosse un piede, poi un altro. Raggiunse Hanna e ballò, ballò come se non ci fosse un domani (perché forse un domani non ci sarebbe stato davvero) e lasciò le paranoie in fondo al bicchiere della birra. Si baciarono nuovamente, facendo sparire le centinaia di persone intorno a loro, stringendo lui i morbidi fianchi di lei, appoggiando lei le braccia sulle spalle alquanto ossute di lui. Il ritmo martellante della musica si affievolì e le luci rallentarono, il senso della sua vita si racchiuse in quell'istante, tutto il bello del suo mondo si concentrò in un battito del cuore, in un bacio, uno sguardo... ciò che provò lei non è dato saperlo, ma certo è che, dopo quel bacio, continuarono a ballare prendendosi spesso per la mano, sorridendo.

Erano ormai le quattro passate, il sole si sarebbe svegliato da li a poco, e i due decisero di allontanarsi da quel frastuono dirigendosi verso la spiaggia. Percorsero la strada lunga costeggiando il molo, tenendosi per mano, sino a togliersi le scarpe per affondare i piedi nella fresca sabbia. In silenzio si sedettero l'uno accanto all'altra, lui le stringeva il corpo contro al suo e Hanna lo lasciava fare, due anime sole avevano trovato la compagnia giusta per quella tiepida notte. Tutto era perfetto finché a quell'angelo non venne un'idea, e la tranquillità svanì di botto: ciò che Simone temeva era ad un passo dal realizzarsi.

continua...

sabato 15 ottobre 2016

Articolo RIFIUTI IN MONTAGNA - Vivere la Montagna lug-ago 2016

Al cazzeggio sul web, come spesso accade, ed ogni tanto cerco il mio nome (lo so che lo fate anche voi, dai, non sono il solo...) e mi spunta fuori una pagina, con dominio svizzero, dal nome "Montagne pulite". Subito mi chiedo cosa posso mai centrare io con le montagne pulite... clicco sul link  Articolo RIFIUTI IN MONTAGNA - Vivere la Montagna lug-ago 2016 e mi scarica un pdf dove mi trovo citato per l'articolo dei rifiuti a Valbrembo!
Articolo di un giornale svizzero sui rifiuti in montagna con spunti presi, tra gli altri, dal mio articolo sulla spazzatura a Valbrembo

Che cosa strana... leggo l'articolo e, anche se non c'è molto di ciò che ho scritto io, sono contento d'eeser stato citato tra gli spunti che il signor Alberto Polli, Presidente dell'associazione Svizzera non-fumatori, ha utilizzato per scrivere questo opuscolo.

E, niente, volevo giusto rendervi partecipi di tutto ciò.

A presto!

Carlo "Charlie" Capotorto.

mercoledì 12 ottobre 2016

Audio e foto della presentazione del secondo libro di racconti.

Eccomi finalmente con il video YouTube fatto dalle foto di Sebastiano Trovesi e dall'audio registrato durante la presentazione del mio secondo libro di racconti chiamato "Rapporti difficili. Storie in bicicletta e altri racconti"! A meno che non siate proprio interessati ai miei sproloqui potreste trovare questo audio illustrato alquanto noioso... però se resistete fino alla fine (o mandate un po' avanti") in fondo leggo qualche pagina tratta dal libro! :)



lunedì 10 ottobre 2016

Un bacio tra opposti


Un bacio tra opposti

Sono colui che credi di volere
ma che alla fine scopri di odiare,
quel che arrivata al termine
prendi come esempio da non seguire.

Forse un parte di colpa è anche mia,
dando tutto me stesso creo illusioni
che involontariamente e inaspettatamente
si schiantano non appena mi volto.

Ma se agisco contro me stesso,
trattenendo il fuoco che spinge per uscire,
allora sembrerà una grande menzogna
la mia sola compagnia.

Continuerò a commettere gli stessi errori,
facendo del male al mondo circostante,
perché solo in questo modo
non mentirò al mio cuore.

lunedì 3 ottobre 2016

Un barlume di speranza - Una storia ad episodi - Parte 7


Un barlume di speranza - PARTE 7

Ci mise davvero poco Simone per trovare un nuovo equilibrio, seppur precario, in una nuova città. Aveva già trovato casa, una scuola dove imparare spagnolo, delle ragazze con le quali chiacchierare che da li a poco sarebbero diventate sue amiche e un bel posticino sulla spiaggia, che aveva già fatto suo. In quel momento non gli serviva molto di più, e poco d'altro gli sarebbe servito nel breve futuro rimastogli.
Il coinquilino, padrone di casa, gli spiegò che utilizzava la casa solamente per dormire, dato che i due lavori che faceva lo tenevano impegnato dalle 7:30 del mattino sin dopo le 23:00. Era perfetto, praticamente aveva la casa tutta per se. 
Quella sera non cenò, l'iniezione delle 19:00 gli tolse qualunque voglia, compresa quella di ingerire qualsiasi solido. Da quando i medici gli avevano detto che le sedute di chemioterapia non erano servite a niente decise di smettere, e in cambio era stato riempito di medicine, qualcuna per cercare di rallentare il tumore, altre per rallentare il dolore. "Potremmo anche rischiare di operarti ma dovremmo asportare tutto quanto e vorrebbe dire, in caso di sopravvivenza, vivere attaccato alle macchine per sempre. E la percentuale di sopravvivenza si aggira intorno al 20%". Fanculo i medici, fanculo il tumore, fanculo me. Già, "Fanculo it's the way", questo era diventato il suo modo di approciarsi alle cose, se fosse giusto o meno non sta a me giudicarlo, ma sembrava essere più tranquillo da quando iniziò a pensarla così.

"Ciao Mà, sono io, Simone... come va?"

In una breve telefonata rassicurò la madre, ma non le disse niente sulla sua salute. Le spiegò della casa, del corso di spagnolo e le raccontò di come già si trovasse bene in quella nuova città. In fondo anche lui aveva voglia di sentire sua madre, e sapeva che più avrebbe tardato a telefonarle più si sarebbe preoccupata. Si sentì già meglio, risollevato, come se l'avvisare a casa fosse stato un obbligo, un compito che prima faceva e prima si toglieva il pensiero. Come si dice: "via il dente, via il dolore". 
Una discoteca a Barcellona
Disco in Barcelona
In quell'attimo di leggerezza decise di uscire e capitò al "Ryan", un pub carino a due passi da casa, dove la birra costava un euro a bottiglia... come non approfittarne? E dopo il primo sorso una ragazza si avvicinò a lui e, in inglese, gli chiese se volesse partecipare al "Pub Crawl". 

"What's a pub crawl?", chiese Simone innocentemente.

"A pub crawl is basically a walk trough 6 pubs and clubs here in the area, a nice and fun way to meet lots of people, you pay 10€ and you'll have 1 drink each place plus free entry at the last club... and we don't have to que, we just go in and have fun. If we reach ten people we start, are you interested? We are eight already...".

E certo che era interessato, eccome, sembrava una bella idea per ubriacarsi, conoscere gente e fare un po' di casino. Si spostò, seguendo la ragazza alla quale poi diede il denaro, e si sedette a bere insieme agli altri partecipanti di questo pub crawl. Nemmeno fece in tempo a presentarsi che subito arrivò un altro ragazzo. La promoter raccolse i dieci euro da tutti e spiegò che entro cinque minuti sarebbero partiti, giusto il tempo di finire i drink e andare in bagno: Si parte!
Uscirono tutti, chiacchierando poco, e seguirono la ragazza per la strada. Era un bel gruppetto, di maggioranza femminile, tutti intorno ai vent'anni e con la voglia di divertirsi; a quell'età si sa, basta poco per sentirsi padroni del mondo. Al quarto locale Simone faticava già a reggersi in piedi, senza sapere se la poca forza delle gambe fosse dovuta dall'alcol o dalle medicine continuò il giro, sforzandosi di parlare e conoscere più persone possibili. Con un misto di italiano, inglese e spagnolo inventato al momento rallentò una ragazza olandese che, forse per pietà o compassione, iniziò a prenderlo per mano mentre passeggiavano alla coda della mandria. Sentire il tepore di una mano di donna stringere la sua lo fece sorridere, la morbidezza delle sue dita ingannò il male incurabile di cui era afflitto regalandogli attimi di tranquillità. Era bellissimo. 
Riuscì a stento ad entrare nell'ultimo locale, una discoteca, e subito si diresse in bagno per vomitare. Pianse una singola lacrima vedendo tracce di sangue nel liquame appena espulso a forza e, sciacquandosi la bocca, si guardò allo specchio: un viso pallido e smorto, enormi occhiaie, pochi capelli in testa... sembrava un deportato ebreo appena uscito da un campo di concentramento.
Tornò dalla ragazza olandese con l'intenzione di salutarla e dirigersi a casa a dormire ma, come ben sappiamo, spesso i piani non vanno come desideriamo.

continua...