lunedì 5 settembre 2016

Un barlume di speranza - Una storia ad episodi - Parte 5

Un barlume di speranza - PARTE 5


Simone continuava a combattere con quella terribile malattia che sembrava non lasciargli tregua, ed oltre a quella lotta tante altre non lo mollavano; primo su tutti il combattimento contro se stesso, contro le sue paure e la sua insicurezza. Fece uno sforzo immenso, raccogliendo a piene mani tutto il coraggio nascosto dentro di lui, e alla fine riuscì a partire. 

Dopo aver venduto i pochi oggetti in suo possesso, aver fatto scorta di medicine, e salutato i pochi amici (tra i quali Luca, ancora preso dall'ormai inutile e frenetica ricerca di un lavoro) salì sul treno diretto a Milano. Da lì un altro treno per Genova fino a salire sul traghetto in direzione di Barcellona. Fu un viaggio molto stancante per lui, oltre per le continue transumanze verso il bagno, anche per la debolezza di cui ancora era affetto il suo corpo, pieno zeppo di medicinali che lo facevano stare in piedi a stento. Dopo una lunga notte in nave trascinò il suo trolley fino al primo ostello libero e, rinfrescato da una lunga doccia, si spinse subito alla scoperta di quella nuova città.
Il porto di Barcellona in una splendida giornata di sole
Un barlume di speranza - Parte 5
Tornò vicino al porto, dove in precedenza aveva visto un bagno pubblico, e da lì iniziò a risalire la Rambla fino a Plaça de Catalunya, dove si fermò nuovamente a orinare all'Hard Rock Cafè. Riscese lungo la stessa via, dal lato opposto, e già da subito si innamorò del posto; sarà stata l'aria di mare. Con uno spagnolo che era tutto un programma, riuscì a farsi dare da un edicolante un giornale con gli annunci delle stanze in affitto, e dopo essersi preparato su di un foglietto di carta qualche frase standard da dire iniziò a fare telefonate da una cabina telefonica. Prese accordi per il pomeriggio stesso, doveva vedere due stanze relativamente vicine l'una all'altra... era già in estasi. Pensava solo a come comunicare con gli spagnoli, non avendo mai studiato la lingua era un po' difficile, ma continuava a ripetersi che non sarebbe stato certo rallentato da questo piccolo dettaglio. 
Nell'attesa continuò l'esplorazione lungo le vie laterali, passando da un quartiere all'altro, finché una scuola di lingue gli si palesò di fronte. "Potrei fare un corso di spagnolo, così almeno il tempo che passerò qui riuscirò a parlare con qualcuno, altrimenti rischio di circondarmi di italiani ed è l'ultima cosa che voglio". Entrò.

"Buongiorno... hello, I'm Simone, from Italy... I want learn spanish if you have basic lesson"

Il suo inglese era agghiacciante ma fortunatamente riuscì a farsi capire. Era una scuola piccola, appena fuori dalle principali vie turistiche ma non per questo lontana dal centro, e perfetta per le sue scarse finanze. Trovò un corso base, in una piccola classe di 5 o 6 persone, che poteva pagare di mese in mese, e poteva iniziare già dal giorno seguente! 
Si recò poi all'indirizzo del primo appuntamento, una stanza in Barceloneta, ed arrivato suonò al campanello.

"Carmen? Soy io, Simone. Sorry I don't speak spanish, just some words" 

"Hola, no problema, yo te entiendo pero las chicas que comparten el piso conmigo no creo hablan ingles... pero ven, sales!"

Appartamento al quarto piano, senza ascensore. Si era dimenticata di questo piccolo dettaglio, la zozza. Lui arrancò fino al pianerottolo dove dovette sedersi, gli mancava il fiato e le gambe già gli cedevano, dopo essere stato in giro praticamente due giorni ora aveva gran poche forze in corpo. Quando la ragazza lo vide si preoccupò, e quando lui le spiegò la situazione si preoccupò maggiormente. Usò il suo bagno, la ringraziò e si scusò per averle fatto perdere tempo, poi se ne andò per non vederla mai più.
Si sedette sui gradini del palazzo accanto, in attesa del secondo appuntamento, anche se con poco entusiasmo. Stava male, e ovviamente le medicine erano in ostello. Arrivò Andrea, che non si sa bene come lo riconobbe come "l'italiano che ha chiamato per la stanza", e con un inglese misto a spagnolo gli mostrò l'appartamento, stavolta al quinto piano, ma con l'ascensore. Era una casa abbastanza nuova, pitturata di recente e molto spaziosa, e cosa ben più importante Simone aveva un bagno in camera tutto per lui; gli avrebbe detto di si anche solo per quello. Non si soffermò molto, si misero d'accordo per il suo ingresso il giorno dopo nel pomeriggio dato che la notte in ostello l'aveva già pagata.

Rientrò in camerata e si stese sul letto, prese le consuete medicine e si mise a fissare le assi di legno del letto sopra il suo. Pensò di dover telefonare a casa, avvisare che era arrivato e che era tutto ok, ma rimandò la telefonata, voleva esser sicuro di avere già una stanza vera e di iniziare il corso di lingue. Non sapeva bene inoltre come parlare alla madre, il suo cancro era terminale, i dottori gli avevano dato pochi mesi di vita, ma lui non lo aveva detto a nessuno.

continua...

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