lunedì 22 agosto 2016

Un barlume di speranza - Una storia ad episodi - Parte 4

Un barlume di speranza - PARTE 4

Era passato quasi un mese ormai dall'idea della partenza, nessuno dei due aveva trovato lavoro né tanto meno un altro modo per racimolare denaro, e la voglia di avventura, seppur un poco affievolita, era sempre presente in entrambi. Si incontrarono al parco, come sempre, evitando il pub così da non spendere nulla.

"Ma allora, come sono andati gli esami che non mi hai più detto niente? Io tra l'altro sto continuando a fare il giro delle agenzie interinali quasi in modo ossessivo, ormai quando mi vedono alla porta alzano gli occhi al cielo... anche gli annunci su internet ormai continuano a ripetersi, la vedo sempre più nera..."

"Si, anche io cerco spesso su internet o sul giornale che compra mia madre ma zero, o cercano gente con esperienza o con lauree strane... l'altro giorno ho visto l'ennesimo annuncio dove cercavano un neo diplomato con almeno due anni di esperienza; gli stronzi. E comunque io non sto mica tanto bene, a parte il fatto che devo pisciare ogni dieci minuti gli esami... mi viene l'ansia anche solo a dirlo... devo andare dal medico domani e capire bene cosa fare ma sembra che sia un tumore. Un cazzo di tumore alla prostata."

Ogni cosa si fermò. I rumori delle macchine si fecero lontani e le moto si spensero, nessuno passeggiava davanti a loro e gli animali smisero di chiacchierare tra loro. Il mondo sembrava paralizzato, senza vento né tuoni, senza nuvole o stelle cadenti, quasi per dar peso a quelle sue parole. Per dire a Simone che non era indifferente al suo soffrire. 
Luca, incredulo e ammutolito, fissava la luce d'un lampione poco distante. Non trovava nulla da dire, come se in quel momento anche lui avesse scoperto di avere lo stesso male. Pensava al suo amico come se fosse già morto, spacciato, e questo gli impediva di fare qualsiasi ragionamento; ma doveva rispondere. "E adesso cosa gli dico?", ripeteva nella sua testa, "dovrei trovare un modo per confortarlo... ma cosa gli dico?"

"Luca, non volevo abbattere il morale della serata... domani vado dal medico e mi dirà cosa fare. Al massimo mi tolgono via tutto così risolvo... o magari si cura con la chemio o bho, ma prima o poi si dovrà pur morire giusto? E così ho anche la scusa per viaggiare e non lavorare, se ho una malattia terminale nessuno mi può dir niente, sono condannato ad una morte prematura! Sai che storia? Faccio una cazzata e poi dico "Ho il cancro", chi vuoi che controbatta? Sarò inattaccabile."

Chemioterapia per curare un cancro alla prostata
Un barlume di speranza - Parte 4
Prese con filosofia, o almeno così fece vedere, la scoperta di quella terribile malattia. Anche dopo le prime sedute di chemioterapia, quando tornando a casa si fermava per vomitare un paio di volte nel percorso dall'ospedale, rientrava in macchina con il sorriso, rincuorando la madre che piangeva. Ma nel suo letto, quando si trovava solo ad affrontare i demoni che lo torturavano prima di addormentarsi, anche lui spesso doveva cambiare il lato del cuscino perché zuppo di lacrime. Gli capitava non di rado anche di bagnare il letto di pipì, e se inizialmente era molto in imbarazzo a cambiare le lenzuola, più in seguito la cosa non lo disturbava più. 
Non ricevendo risposte smise presto di domandare a dio il motivo del suo tumore, imparò a convivere con il disagio e ne fece presto un problema di secondo piano, non potendo cambiare nulla anche se si fosse lamentato molto. Non fu facile, per niente, e se il fatto viene raccontato brevemente, come brevemente passa un'influenza, fu un calvario lungo più di sei mesi.
Arrivò così la fine di Gennaio, il freddo dell'inverno e la molta neve caduta bloccavano tutti in casa, e non di meno Simone, che ormai era abituato a passare le giornate chiuso nella sua stanza. Dormiva molto, e qualunque attività decideva di svolgere si assicurava di non utilizzare il cervello; quanto meno non per pensare a se stesso. Quando non dormiva spendeva le ore rincitrullendosi ai videogiochi o guardando interminabili serie tv, ma da quando iniziò a guardare Breaking Bad tutto cambiò, sulla fioca luce della speranza cadde un ramo secco, poi un ciocco, poi un altro. Più Walter diventava cazzuto più Simone sorrideva, come se immaginasse di esser li, accanto a lui, durante i traffici di blue meth. Guardò la prima stagione in italiano e poi decise di riguardare quei sette episodi in inglese. Passò alla seconda, sempre in inglese e con i sottotitoli, poi alla terza e alla quarta. Attese l'annuncio dell'inizio della quinta stagione con un po' di agitazione, le altre le aveva scaricate ma questa, l'ultima, dovevano ancora girarla. 
Fu proprio in quell'istante, il 3 Maggio del 2012, che decise nuovamente di partire. Il suo amico Luca si faceva vedere sempre più di rado, ed i pochi altri amici che aveva sembravano essersi allontanati ancor più di prima, forse per soffrire di meno quando se ne sarebbe andato, o forse per altri motivi, ben più semplici di quanto si possa pensare. Capita di non sentire o vedere degli amici per mesi, o addirittura anni, ma senza aver litigato o un reale motivo, ci si allontana e si pensa ad altro, senza cattiveria.
Vestì allora il viso più pacato, inspirò dal naso ed espirò dalla bocca e si fece più zen che mai: 

"Mamma, io voglio partire... stare via un pochino, vedere cosa c'è fuori da questa casa, questa città... lo so che non sto bene, ma proprio per quello devo farlo, sento che più aspetto peggio è... non voglio farti stare in pensiero ma sento davvero di doverlo fare..."

La madre, ovviamente, scoppiò a piangere.

continua...


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