lunedì 11 luglio 2016

Un barlume di speranza - Una storia ad episodi - Parte 1

Eccomi qui con un nuovo progetto: un racconto a puntate! Ho voglia di scrivere piano, con calma, e rendervi partecipi, miei fidati lettori, di un racconto inedito tutto per voi! Sto scrivendo questo, dal titolo "Un barlume di speranza", e, se avete già letto qualcosa di mio, saprete riconoscere lo stile (se uno ve n'è) e già saprete che, terminata la lettura, vi staccherete dal monitor con un pochino di amaro in bocca ma, spero, anche con qualche spunto di riflessione in più. Buona lettura e non siate clementi, se vi sono orrori grammaticali... segnalatemeli!

Un barlume di speranza - PARTE 1

Come può un ragazzo di venti o trent'anni essere tranquillo e sereno guardando davanti a se? In caso sia stato tanto fortunato da trovare un lavoro stagionale, un tirocinio o addirittura qualche anima pia che gli ha offerto un contratto a tempo determinato o a progetto, come farà questo giovane a costruirsi un futuro? O anche solo ad immaginarlo. Gli sarà difficile fare qualunque cosa: non potrà viaggiare perché non avrà i fondi necessari, non potrà lasciare la casa dei genitori per lo stesso motivo, dovrà inventarsi qualcosa per sopravvivere, per avvicinarsi a quel che vuole sperando che prima o poi qualcosa possa cambiare.
Così Simone passava le giornate in casa dei suoi genitori, giocando ai videogames, leggendo o trafficando con il suo piccolo computer portatile. Altrimenti andava a trovare gli amici, facendo le stesse identiche cose, però in compagnia. Capitavano sporadici giri in bicicletta, unici momenti di aria aperta in cui Simone si sentiva libero e senza pensieri, o lunghe partite con vecchi giochi in scatola. Aveva pochi hobbies, i soli che i pochi soldi in tasca gli permettevano, ma anche quelli non riuscivano a dargli la sensazione di pienezza che da tempo ricercava. Qualche trick di giocoleria con palline costruite da lui stesso, qualche piccola scultura in legno che intagliava ogni qual volta trovava un ramo ispiratore durante le biciclettate. Tutto qui. Una vita da ventitreenne in cerca di lavoro. Una sera, durante una partita a Pueblo* organizzata dal gruppo ludico della città, conobbe Luca, un coetaneo, disoccupato come lui. Per chi è estraneo a queste serate sappiate che è consuetudine sedersi a giocare con completi sconosciuti, così da stringere nuove amicizie o farsi da subito acerrimi nemici. Loro divennero subito amici, legati dalla sfiga che attanagliava l'intera generazione, così come le precedenti e sicuramente le successive. Nessuno dei due beveva o fumava, per il motivo che non ripeterò, quindi dopo la giocata si sedettero semplicemente su di un muretto a chiacchierare.

"Quindi anche tu sei nella mia stessa situazione del cavolo... io non ne posso più sai? A volte vorrei che cadesse un meteorite o che scoppiasse un'epidemia zombie, almeno la mia vita avrebbe un senso... cioè, se cade un meteorite no, neanche troppo, ma almeno ammazza un po' di gente. Se ci fossero gli zombie diventerebbe tutto più facile, diventerei un ammazza zombie, andrei a fare razzie nei supermercati... sai che bello? Niente più rotture di palle, teh, ci sono gli zombie, li uccido e basta, almeno avrei qualcosa da fare..."

"Se arrivassero davvero gli zombie o gli alieni vengo a farti compagnia. Formiamo una gang e ci fortifichiamo come The Walking Dead, ha ha ha, sai che figata?"

Già, ma tanto non succederà mai, pensò Simone mentre Luca sproloquiava di come avrebbero dovuto prima procurarsi delle armi, poi del cibo a lunga scadenza, eccetera, eccetera. Sono cose tanto improbabili quanto essere morsi da un ragno radioattivo, o come essere scelti per diventare Lanterna Verde, o ancora come essere scovati da Nicolas Cage e la figlia ninja bionda diventando un supereroe alla Kickass. Non capiteranno mai cosa del genere, e se mai ve ne fosse opzione sicuramente non capiterebbero a me, sono uno sfigato senza un soldo che non andrà mai da nessuna parte.

"Le probabilità che succedano catastrofi o plaghe sono davvero scarse Luca, e se poi nel fortuito caso che ne capitasse una e non ne rimanessimo coinvolti dubito che due come noi possano davvero fare la differenza. Per quanto mi possa sembrare una cosa esaltante non mi ci vedo proprio con un machete a sfracellare cervelli. Dovremmo pensare a qualcosa di più realistico per tirarci fuori da questa crisi."

Dopo un lungo sospiro dell'amico cadde il silenzio sotto la fioca luce del lampione che illuminava il muretto dov'erano seduti. Un silenzio solo esteriore: senza emettere suono alcuno i due rimuginavano sulla loro vita, scrostando meccanismi arrugginiti dal poco utilizzo. Cercavano una soluzione. Dovevano assolutamente trovare il modo di vivere una vita migliore, trovare qualcosa dentro di loro che potesse prospettargli qualcosa di più grande, di bello, di potente. Alzando gli occhi alla luna Simone cambiò improvvisamente espressione, una scintilla brillava ora nelle nere pupille e come Archimede gridando "eureka!" balzò in piedi; ancora non riusciva a fermare quella palla matta che gli stava rimbalzando in testa quando iniziò a spiegare al suo nuovo amico quel che avrebbe potuto cambiargli la vita. 
Era qualcosa di utile? Di giusto? Poteva in qualche modo dargli un barlume di speranza verso l'inesorabile futuro? Non lo sapeva, e come ogni ventitreenne aveva mille dubbi sulla reale utilità di ciò che si apprestava a spiegare. Avevano appena finito di fare un discorso sulla speranza di una piaga zombie, ora qualunque cosa è valida.

"Luca, ho un'idea."

continua...

*Pueblo: gioco da tavolo dove costruire un complesso di fabbriche e industrie.

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