sabato 28 maggio 2016

Il viaggio di una vita - Parte 3: The red center & il Nord

Il viaggio di una vita - Parte 3: The red center & il Nord


Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
The Ghan - Il treno da sud a nord
Acquistammo un biglietto del treno valido per sei mesi sulle lunghissime tratte australiane che iniziò con una brevissima tappa ad Adelaide sulla quale mi soffermerò poco semplicemente per il fatto che mi sono fermato poco. Giusto qualche giretto della city e poi via, di nuovo sul treno, per una traversata di un giorno e una notte fino ad Alice Springs, un piccolo paese nel bel mezzo del deserto australiano! Arrivammo in questa ridente cittadina piena di aborigeni alcolizzati e sabbia, con gran poco da fare se non una passeggiata nello scarnissimo centro, un bacio al tramonto sull'Anzac Hill e un tour all'Ayers Rock. Capitammo in un ostello molto particolare: le camere non si trovavano in una palazzina, bensì erano state posizionate a ferro di cavallo delle vecchie roulotte trasformate in camerette e lì si dormiva. Molto bello, accogliente e divertente. 

Ps.: Si, lo so, i "ps" solitamente sono a fondo pagina, ma questo è da dire subito per far capire meglio la situazione, non si era ancora nell'epoca Smarthpone e Facebook non era ancora entrato a far parte della quotidianità come lo è oggi. Incredibile vero? Le esperienze venivano vissute e non condivise con il mondo intero, si assaporava appieno tutto quanto senza sentire il bisogno di un like, di far vedere quanto siamo fighi o belli, si facevano le cose a basta

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Code di canguro surgelate al supermercato
Un dettaglio che ancora è rimasto indietro (capiterà spesso, sappiatelo): viaggiando come backpacker, con lo zaino in spalla per trasportate tutti i propri averi insomma, si accumulano tantissime cavolate che la gente abbandona in ostello perché non gli servono più oltre a portarsi dietro tutto il necessario (più costoso) per cucinare. In Tasmania avevo una canna da pesca, uno stereo gigantesco che mi regalò un tizio prima di spostarsi in un altra città, un seggiolino portatile, delle pesantissime fish da poker e tante altre castronerie che regalai o abbandonai a mia volta in qualche lost and found sparso per il territorio down under. E qui arriviamo al concetto topico. Viaggiando virtualmente senza meta e dovendo trasportare tutto sulle spalle uno tende ad alleggerirsi, a tenere l'indispensabile (e a volte a non avere nemmeno quello), a ridurre al minimo il carico per potersi muovere senza dover subire mal di schiena colossali... ed è una cosa bellissima. Non appena la mente perde il bisogno di accumulo il cuore s'alleggerisce e il cammino diventa più semplice: avendo poco si ha poco da perdere e si ha poco da farsi rubare. 
Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Il fuoco per scaldare la fredda notte nel deserto

Ad Alice Spring lasciai Hsiü alla roulotte e decisi di pagare il tour più economico possibile per vedere il roccione rosso. Non avendo la macchina e non avendo voglia di cercare altre soluzioni alternative trovai un piccolo furgoncino e, insieme ad una decina di persone, mi diressi verso il nulla cosmico. Qui una strada, con poche curve e molta sabbia sia a destra che a sinistra mi portò a passeggiare lungo costoni di favolosi canyon di roccia rossa e grosse palle, sempre rocciose e rosse, sino a dormire nel deserto attorno ad un gran fuoco con sacchi a pelo di dubbia provenienza. Un cielo mai visto. Alzando la testa non si vedevano luci se non quelle delle stelle ed è davvero uno spettacolo difficile da descrivere... immaginate il più bel cielo stellato che abbiate mai visto in montagna e moltiplicatelo per dieci! Un nero più nero di quell'angolo di camera vostra che vi fa paura quando spegnete la abat-jour, piccole luci mai viste che tremano tanto lontane dalla terra; una forfora fluorescente sulla testa pelata di un aborigeno insomma. 
Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
The red center

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Faccia stanca e foto di rito (vicino al photospot)














Dopo una gelida notte ci si sveglia presto, e dopo colazione ci si dirige verso Uluru, la roccia sacra. Avevo intenzione di salire sopra, perché si può, c'è la corda, ma quella era una mattina particolarmente ventosa e ho saputo che più di un turista è morto scivolando giù. E se muori in quel luogo gli aborigeni pare debbano fare un rito di autoflagellazione poco divertente per scacciare la tua anima da dove non vi appartiene... forse è stato meglio così. Passeggio nella fredda mattinata circumnavigando il sassone, è bellissimo, non c'è quasi nessuno in giro. La solitudine si prende il meritato premio, sempre più tranquillo mi ritrovo con me stesso, sempre meglio si sentono la mia mente ed il mio cuore. Si vaga fino al sorgere del sole, poi una breve visita al graffito aborigeno dell'aereo (pare che gli aborigeni abbiano fatto un graffito di un aereo, non esistevano, non l'avevano mai visto... chissà che mostro dev'essere stato per loro!!) e poi in direzione della zona prestabilita per fare le foto (il photo spot sarà una cosa che mi persegiuterà durante tutto il viaggio, specialmente in Asia). L'Ayers Rock ha un colore rossiccio spento, quasi dello stesso color mattone rosso con il quale da bambini disegnavamo per strada, e soltanto in un determinato momento della giornata prende quel colore rosso acceso con il quale lo conosciamo e vediamo in tutte le fotografie. Ancora del cazzeggio, ancora una notte in giro, altro deserto. Ed eccomi di nuovo nel bel mezzo di Alice Springs, a mangiare code di canguro e cercare di conoscere un po' la vita locale, che sia umana o animale. Una settimana è bastata a farmi venir voglia di spostarmi ed allora, insieme alla ragazza di Taiwan, andai verso Nord, sempre in treno per un altro giorno e mezzo circa, in direzione di Darwin!
Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
La strada nel deserto australiano

A Darwin non c'è nulla. O meglio, le cose ci sono ma sono fuori città. Durante un giretto al mercato vidi pesci da me prima sconosciuti (siamo vicini all'Asia per chi non avesse ben presente la geografia del posto) e, successivamente, provai la tanto anelata carne di coccodrillo. Buona. Sa di pollo e pesce messi insieme, che detta così sembra vomitevole invece fidatevi, ha il suo perché. Dopo qualche giorno di relax e demenza incontrammo un vecchietto locale che, dopo qualche chiacchiera, ci invitò a "casa sua" per passare del tempo in compagnia. La mattina seguente prendemmo due bus, poi circa tre quarti d'ora per arrivare al cancello di... un bosco. Anzi, chiamarlo bosco è sbagliato, poi mi viene in mente il bosco di Mozzo o le nostre colline con le castagne... quello era più un enorme quadrato di terra con vegetazione varia e sparsa, alta e bassa, palme e termitari, alberi dalle forme strane e, al centro, la sua casa. Si trattava di un container ritagliato in modo da farne due porte ed alcune finestre. Ai piedi del container un piccolo porticato con delle amache, una cucina/barbecue, un bagnetto con doccia e altre diavolerie sparse per il "giardino". Ci diede una tenda dicendoci letteralmente (ma in inglese però, non parlava italiano XD) "Mettetela dove volete, ci vediamo domattina per la colazione". Siamo stati talmente male da lui che ci fermammo quasi due mesi. Conobbi tanta gente che, come lui, aveva lasciato la vita di città per comprare un pezzo di terra nel nulla della zona tropicale nel circondario di Darwin, che equivale un pochino come comprare una casa in montagna da noi, facendo quella vita lì, un po' solitaria, vedendo poca gente. Simile ma al caldo e senza montagne. 

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
La mia casa per un paio di mesi
Capitava spesso di svegliarsi con i canguri fuori dalla tenda, o i serpenti, o altri animali pelosi o squamosi. Era una vita tranquilla, si mangiava, beveva e fumava tutto il giorno ma avevamo anche delle mansioni importanti: Ogni due giorni si camminava lungo il perimetro del terreno tagliando le erbacce per evitare che, se scoppiava un incendio dal vicino, le fiamme si spargessero anche da lui. E poi feste intorno al fuoco con amici molto hippie, grigliate di roadkills (animali morti schiacciati dalle macchine), visite ad amici che abitavano nelle peggio catapecchie senza nemmeno la corrente elettrica (lui l'aveva, era avanti...) scavando buche nella terra da usare come toilette; una strana vita che potrebbe ricordare gli ecovillaggi o gli emarginati. Un gran tipo, pieno di acciacchi e che cucinava malissimo (ma, data l'ospitalità, cucinavamo quasi sempre noi), che alla fine ci riaccompagnò alla fermata del bus salutandoci con grandi abbracci e qualche lacrima. 

Il tempo è volato e questi riassunti/appunti non so se rendono bene l'idea del cambiamento che queste esperienze mi hanno portato. Conoscevo la rabbia della scuola, il bisogno di lottare, la noia di un lavoro dietro una scrivania, l'alcol e le droghe, le scemenze fatte da giovane... ed ora, fiondato in questa fantastica realtà, tutto era diverso, più semplice e più bello. Cosa mi ha fatto tornare? Perché non ho provato davvero a fermarmi, coronando il desiderio di emigrazione sognato prima della partenza? Lo scoprirete alla prossima puntata! 

Stay tuned!

Carlo "Charlie" Capotorto.

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