martedì 31 maggio 2016

Il caldo dentro


C'è ancora un po' di tiepido, e prima che torni alla normale temperatura è meglio scrivere. Mi piace scrivere quando sono caldo o freddo, quando qualcosa va bene o va male, non riesco a buttar giù i pensieri se la vita rimane ferma; credo che le emozioni, qualunque esse siano, facciano girare il mondo.

Il caldo dentro

Quando stai fermo
ad ascoltare voci e suoni,
con un fuoco dentro e uno davanti,
come puoi decidere
la cosa giusta da fare o dire?

E mentre dentro si alimenta,
grazie al sorridere degli organi,
fuori lento si spegne
mentre la pioggia
cade sulle braci.

Cercando di non pensare
a come le cose potrebbero complicarsi
vivi il momento tranquillamente,
gustando ogni secondo
senza troppa agitazione.

Ma allora perché,
una volta rientrato a casa,
vorresti aver fatto qualcosa di più?

Ripensandoci, 
quando il legno ancora caldo
non brucia più così impetuoso,
ti ripeti che dopotutto è andata bene così,
dopotutto.

Non sempre il mondo

Ed io continuo con le mie cose, sempre avanti, sempre a testa bassa. Testardo, imbarazzato, egoista, curioso, stronzo... quel che volete, ma sempre e solo io, sempre uguale. Qualche scelta giusta, tanti sbagli, tanti blocchi... chissà com'è la vita di chi non si fa problemi.

Non sempre il mondo

La senti la voce che ti chiama da lontano?
Non è un consiglio,
né un lamento, 
né un rimprovero.

Lo senti il calore di chi ti prende la mano?
Non è per bisogno,
né per dovere,
né per necessità.

Lo senti il cuore delle persone che hai accanto?
Batte per vivere,
non per un tetto,
o per un pasto.

Li vedi i colori d'un prato primaverile?
Non nascono per esser guardati,
né raccolti,
né tagliati.

Li vedi gli occhi di chi a terra ti chiede aiuto?
Ti sta guardando,
non ha nessuno,
sta parlando con te.

sabato 28 maggio 2016

Il viaggio di una vita - Parte 3: The red center & il Nord

Il viaggio di una vita - Parte 3: The red center & il Nord


Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
The Ghan - Il treno da sud a nord
Acquistammo un biglietto del treno valido per sei mesi sulle lunghissime tratte australiane che iniziò con una brevissima tappa ad Adelaide sulla quale mi soffermerò poco semplicemente per il fatto che mi sono fermato poco. Giusto qualche giretto della city e poi via, di nuovo sul treno, per una traversata di un giorno e una notte fino ad Alice Springs, un piccolo paese nel bel mezzo del deserto australiano! Arrivammo in questa ridente cittadina piena di aborigeni alcolizzati e sabbia, con gran poco da fare se non una passeggiata nello scarnissimo centro, un bacio al tramonto sull'Anzac Hill e un tour all'Ayers Rock. Capitammo in un ostello molto particolare: le camere non si trovavano in una palazzina, bensì erano state posizionate a ferro di cavallo delle vecchie roulotte trasformate in camerette e lì si dormiva. Molto bello, accogliente e divertente. 

Ps.: Si, lo so, i "ps" solitamente sono a fondo pagina, ma questo è da dire subito per far capire meglio la situazione, non si era ancora nell'epoca Smarthpone e Facebook non era ancora entrato a far parte della quotidianità come lo è oggi. Incredibile vero? Le esperienze venivano vissute e non condivise con il mondo intero, si assaporava appieno tutto quanto senza sentire il bisogno di un like, di far vedere quanto siamo fighi o belli, si facevano le cose a basta

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Code di canguro surgelate al supermercato
Un dettaglio che ancora è rimasto indietro (capiterà spesso, sappiatelo): viaggiando come backpacker, con lo zaino in spalla per trasportate tutti i propri averi insomma, si accumulano tantissime cavolate che la gente abbandona in ostello perché non gli servono più oltre a portarsi dietro tutto il necessario (più costoso) per cucinare. In Tasmania avevo una canna da pesca, uno stereo gigantesco che mi regalò un tizio prima di spostarsi in un altra città, un seggiolino portatile, delle pesantissime fish da poker e tante altre castronerie che regalai o abbandonai a mia volta in qualche lost and found sparso per il territorio down under. E qui arriviamo al concetto topico. Viaggiando virtualmente senza meta e dovendo trasportare tutto sulle spalle uno tende ad alleggerirsi, a tenere l'indispensabile (e a volte a non avere nemmeno quello), a ridurre al minimo il carico per potersi muovere senza dover subire mal di schiena colossali... ed è una cosa bellissima. Non appena la mente perde il bisogno di accumulo il cuore s'alleggerisce e il cammino diventa più semplice: avendo poco si ha poco da perdere e si ha poco da farsi rubare. 
Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Il fuoco per scaldare la fredda notte nel deserto

Ad Alice Spring lasciai Hsiü alla roulotte e decisi di pagare il tour più economico possibile per vedere il roccione rosso. Non avendo la macchina e non avendo voglia di cercare altre soluzioni alternative trovai un piccolo furgoncino e, insieme ad una decina di persone, mi diressi verso il nulla cosmico. Qui una strada, con poche curve e molta sabbia sia a destra che a sinistra mi portò a passeggiare lungo costoni di favolosi canyon di roccia rossa e grosse palle, sempre rocciose e rosse, sino a dormire nel deserto attorno ad un gran fuoco con sacchi a pelo di dubbia provenienza. Un cielo mai visto. Alzando la testa non si vedevano luci se non quelle delle stelle ed è davvero uno spettacolo difficile da descrivere... immaginate il più bel cielo stellato che abbiate mai visto in montagna e moltiplicatelo per dieci! Un nero più nero di quell'angolo di camera vostra che vi fa paura quando spegnete la abat-jour, piccole luci mai viste che tremano tanto lontane dalla terra; una forfora fluorescente sulla testa pelata di un aborigeno insomma. 
Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
The red center

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Faccia stanca e foto di rito (vicino al photospot)














Dopo una gelida notte ci si sveglia presto, e dopo colazione ci si dirige verso Uluru, la roccia sacra. Avevo intenzione di salire sopra, perché si può, c'è la corda, ma quella era una mattina particolarmente ventosa e ho saputo che più di un turista è morto scivolando giù. E se muori in quel luogo gli aborigeni pare debbano fare un rito di autoflagellazione poco divertente per scacciare la tua anima da dove non vi appartiene... forse è stato meglio così. Passeggio nella fredda mattinata circumnavigando il sassone, è bellissimo, non c'è quasi nessuno in giro. La solitudine si prende il meritato premio, sempre più tranquillo mi ritrovo con me stesso, sempre meglio si sentono la mia mente ed il mio cuore. Si vaga fino al sorgere del sole, poi una breve visita al graffito aborigeno dell'aereo (pare che gli aborigeni abbiano fatto un graffito di un aereo, non esistevano, non l'avevano mai visto... chissà che mostro dev'essere stato per loro!!) e poi in direzione della zona prestabilita per fare le foto (il photo spot sarà una cosa che mi persegiuterà durante tutto il viaggio, specialmente in Asia). L'Ayers Rock ha un colore rossiccio spento, quasi dello stesso color mattone rosso con il quale da bambini disegnavamo per strada, e soltanto in un determinato momento della giornata prende quel colore rosso acceso con il quale lo conosciamo e vediamo in tutte le fotografie. Ancora del cazzeggio, ancora una notte in giro, altro deserto. Ed eccomi di nuovo nel bel mezzo di Alice Springs, a mangiare code di canguro e cercare di conoscere un po' la vita locale, che sia umana o animale. Una settimana è bastata a farmi venir voglia di spostarmi ed allora, insieme alla ragazza di Taiwan, andai verso Nord, sempre in treno per un altro giorno e mezzo circa, in direzione di Darwin!
Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
La strada nel deserto australiano

A Darwin non c'è nulla. O meglio, le cose ci sono ma sono fuori città. Durante un giretto al mercato vidi pesci da me prima sconosciuti (siamo vicini all'Asia per chi non avesse ben presente la geografia del posto) e, successivamente, provai la tanto anelata carne di coccodrillo. Buona. Sa di pollo e pesce messi insieme, che detta così sembra vomitevole invece fidatevi, ha il suo perché. Dopo qualche giorno di relax e demenza incontrammo un vecchietto locale che, dopo qualche chiacchiera, ci invitò a "casa sua" per passare del tempo in compagnia. La mattina seguente prendemmo due bus, poi circa tre quarti d'ora per arrivare al cancello di... un bosco. Anzi, chiamarlo bosco è sbagliato, poi mi viene in mente il bosco di Mozzo o le nostre colline con le castagne... quello era più un enorme quadrato di terra con vegetazione varia e sparsa, alta e bassa, palme e termitari, alberi dalle forme strane e, al centro, la sua casa. Si trattava di un container ritagliato in modo da farne due porte ed alcune finestre. Ai piedi del container un piccolo porticato con delle amache, una cucina/barbecue, un bagnetto con doccia e altre diavolerie sparse per il "giardino". Ci diede una tenda dicendoci letteralmente (ma in inglese però, non parlava italiano XD) "Mettetela dove volete, ci vediamo domattina per la colazione". Siamo stati talmente male da lui che ci fermammo quasi due mesi. Conobbi tanta gente che, come lui, aveva lasciato la vita di città per comprare un pezzo di terra nel nulla della zona tropicale nel circondario di Darwin, che equivale un pochino come comprare una casa in montagna da noi, facendo quella vita lì, un po' solitaria, vedendo poca gente. Simile ma al caldo e senza montagne. 

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
La mia casa per un paio di mesi
Capitava spesso di svegliarsi con i canguri fuori dalla tenda, o i serpenti, o altri animali pelosi o squamosi. Era una vita tranquilla, si mangiava, beveva e fumava tutto il giorno ma avevamo anche delle mansioni importanti: Ogni due giorni si camminava lungo il perimetro del terreno tagliando le erbacce per evitare che, se scoppiava un incendio dal vicino, le fiamme si spargessero anche da lui. E poi feste intorno al fuoco con amici molto hippie, grigliate di roadkills (animali morti schiacciati dalle macchine), visite ad amici che abitavano nelle peggio catapecchie senza nemmeno la corrente elettrica (lui l'aveva, era avanti...) scavando buche nella terra da usare come toilette; una strana vita che potrebbe ricordare gli ecovillaggi o gli emarginati. Un gran tipo, pieno di acciacchi e che cucinava malissimo (ma, data l'ospitalità, cucinavamo quasi sempre noi), che alla fine ci riaccompagnò alla fermata del bus salutandoci con grandi abbracci e qualche lacrima. 

Il tempo è volato e questi riassunti/appunti non so se rendono bene l'idea del cambiamento che queste esperienze mi hanno portato. Conoscevo la rabbia della scuola, il bisogno di lottare, la noia di un lavoro dietro una scrivania, l'alcol e le droghe, le scemenze fatte da giovane... ed ora, fiondato in questa fantastica realtà, tutto era diverso, più semplice e più bello. Cosa mi ha fatto tornare? Perché non ho provato davvero a fermarmi, coronando il desiderio di emigrazione sognato prima della partenza? Lo scoprirete alla prossima puntata! 

Stay tuned!

Carlo "Charlie" Capotorto.

mercoledì 25 maggio 2016

Come un piccione


A volte sento che tutto va storto... anzi, sovente, non solo a volte, e quando il marcio mi entra nello stomaco vengono fuori questi pensieri, queste "poesie", che altro non sono che un sordido richiamo all'inutilità che continua ad attanagliare il mio stanco trascinarmi in giro.

Come un piccione

Spesso mi sento inutile, senza uno scopo,
e come un piccione sopra alle nuvole,
cago in testa a chi capita, 
senza pensare a cosa viene dopo;
anche se comunque volo,
sono in aria, ma sono sempre solo.

Ma ogni tanto sono viaggiatore, 
sempre meno spesso, certo,
perché il trip è nella testa,
grazie all'immaginazione;
e per fortuna che c'è lei!

Tutto nero, tutto vuoto,
nel silenzio del mattino,
come dentro un guscio d'uovo
che si rompe appena tocca terra.

Si frantuma la mia fragilità
e si riempie di solitudini;
si lacerano i tessuti
della mia sincerità.

Quindi piccione diverrò,
a mangiar briciole da terra,
schivando macchine veloci
e saltellando senza meta;
forse un giorno ancora volerò
e finalmente sparirò.

domenica 22 maggio 2016

Il viaggio di una vita - Parte 2: La Tasmania

Il viaggio di una vita - Parte 2: La Tasmania

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Tasmania, Australia
La macchina da 800 dollari
Arrivato al Tasman House mi ritrovai a condividere la stanza con Mario, un pazzo del Trentino (credo fosse del trentino, non ricordo esattamente...). Quì passai molto tempo, é l'ostello più grande e bello dove io sia mai stato... o meglio, non è il più grande, ma sicuramente quello dove mi trovai meglio e, ancora una volta, mi sentii a casa. I proprietari dell'ostello, una giovane coppia con una simpaticissima bimba, divennero delle figure importanti e quasi amiche durante le settimane che seguirono. In quattro comprammo una macchina da 800 dollari (rivenduta poi, da bravi italiani, a mille dollari...) e iniziammo subito a lavorare in una fabbrica di bulbi; fu il lavoro più agghiacciante mai svolto lì. Gli olandesi proprietari della fabbrica ci mettevano di fronte a lunghi nastri trasportatori e, con il nostro bel pollice, dovevamo prendere il bulbo e spingere via il ciuffetto di peli alla sua estremità per poi rimettere il bulbo sul nastro. Terra ovunque, pollice sanguinante, schiena a pezzi. Il mio già citato fisico da criceto non resse più di una settimana, dopo di ché lasciai il lavoro e l'utilizzo della macchina agli altri; passai qualche tempo a non fare nulla e, passato il capodanno, mi lanciai sulla raccolta di lamponi. Mai scelta fu più azzeccata.

Mi svegliavo presto, salivo sul pulmino dell'ostello che ci portava alla farm e raccoglievo lamponi. Tenevo un sacchettino di lamponi spappolati che poi trasformavo in marmellata e scambiavo con frutta e verdura che altri raccoglievano in altre fattorie, ma ciò non fu il motivo per cui i lamponi cambiarono il corso del mio viaggio: incontrai una ragazza di Taiwan con la quale poi continuai il mio viaggio sin'oltre l'Australia. Dopo forse due settimane di frequentazione giornaliera ci trasferimmo in una camera doppia e da quel giorno dormimmo insieme per molti mesi. 

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Tasmania, Australia
Le ostriche di fiume - Devonport, Tasmania
Terminato il periodo di raccolta dei lamponi mi buttai nella raccolta delle mele ma la mia schiena non resse molto e abbandonai dopo poco. Mi accordai con Dave, il padrone dell'ostello, per fare due ore di pulizia dei locali in cambio di free accomodation (in sostanza non pagavo la stanza) e riscoprii il valore del tempo libero. Talvolta a piedi talvolta in bicicletta girovagai per Devonport e scoprii le bellezze di questa piccola e spoglia città: di mattina presto le acque del fiume, non troppo distante da "casa", si abbassavano tanto da mostrare ostriche che, sovente, andavo a raccogliere per poi cuocere ed utilizzare come fossero cozze (ho fatto tante di quelle scorpacciate che non potete immaginare), Hsiü (la ragazza di Taiwan), lavorava in una fabbrica di verdura e spesso portava zucche, carote, zucchine e molta altra roba con la quale banchettare e incontrai tanti amici (tra i quali il giapponese Tomo, che poi venne a trovarmi a Bergamo durante il suo viaggio di nozze). Nello stesso periodo la maggior parte dei miei congegni elettronici decise di non funzionare più, così spedii a casa una scatola con il computer, il telefono e cose varie che oramai erano divenute inutili. 

Durante la mia permanenza in Tasmania ricordo particolarmente due episodi, oltre a ciò che già vi ho raccontato, che vale la pena citare: l'incontro con un alcolizzato locale ed il mio viaggio ad Hobart. Un giorno camminando verso Coles (il supermercato) sentii una voce gracchiante chiamarmi da un cortile: "Oi! Can ya help me mate?" (Hey, puoi aiutarmi amico?). Un vecchio, ma nemmeno troppo, consumato dall'alcol, stava cercando di sistemare il motore di una macchina parcheggiata nel cortile di casa sua. Senza pensarci due volte cercai di tradurre il linguaggio dell'indigeno e insieme passammo una mezz'ora a smadonnare con il motore senza combinare nulla, finché una volta stanco mi offrì di entrare in casa e bere qualcosa. Mi offrì vinaccio bianco dal cartone (piccola parentesi: in Australia, leggendo l'etichetta del vino in cartone, si può trovare facilmente la dicitura "May contains traces of milk and eggs" - "Può contenere tracce di latte e uova"... abbastanza disgustoso vero?) e poi si mise a cucinare qualcosa. Nel frattempo arrivarono alcuni suoi amici con un rinforzo alcolico e passai il pomeriggio e la sera a bere e mangiare con loro senza alla fine fare la spesa. Il giorno dopo raggiunsi il supermercato e passai al bottle shop (perdonate le mille parentesi ma mentre scrivo mi vengono in mente cose che magari è meglio spiegare e allora aggiungo dettagli... - in Australia non si possono comprare alcolici al supermercato, ci sono negozi apposta, chiamati bottle shop, dove solo mostrando un documento d'identità le persone possono acquistare alcolici) a prendere del vino e, al ritorno, mi fermai da lui a bere, questa volta a mie spese.

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Tasmania, Australia
Il piccolo Wallabie puzzone
Il secondo episodio è un giro ad Hobart con un relocation campervan. Esiste la possibilità in alcuni paesi esteri di accordarsi con chi noleggia i camper per portargli un mezzo da una città ad un'altra entro un determinato periodo di tempo pagando un dollaro al giorno. Sì, un dollaro. Alla partenza viene fornito il mezzo con il pieno di benzina e così dovrà essere consegnato all'arrivo. Così partimmo da Devonport e vagammo un po' per la pussy island fino ad arrivare ad Hobart, sulla sponda opposta. Qui, riposando, vedemmo la pubblicità di un concerto all'orto botanico e decidemmo di andare a vedere; si trattava di un festival a pagamento con musica ed eventi. Una compagna di viaggio sudamericana notò che un buttafuori/controllabiglietti all'ingresso aveva fattezze latine e, con gran genialità, lo convinse a farci entrare gratis. Lì assistemmo al concerto di John Butler e ci fermammo per cena. 

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Tasmania, Australia
Un barbecue in compagnia
Accaddero molte cose in Tasmania, tra degustazioni di formaggi, avvistamenti di pinguini selvatici, trekking e accarezzamenti di Wallabies (piccoli canguri grigi), visita alla Wineglass bay, cene con sconosciuti e giretti in barca; ma non vorrei tediarvi con tutti i dettagli, altrimenti poi se ci incontreremo di cosa mai potrò parlarvi? Vi svelerò però un fantatrucco valido con tutte le macchinette (che siano lavatrici o biliardi) dove bisogna inserire le monetine e spingere: prendete due o tre (dipende da quante monete servono) cotton fioc e togliete il cotone da una parte, inseritele nelle fessure per le monete e spingete piano il meccanismo; al momento giusto, quando cioè l'ingranaggio crede ci siano delle monete dentro, sfilate i cotton fioc e spingete fino in fondo. Funziona sempre. Occhio però a non lasciar dentro i bastoncini, altrimenti si blocca tutto e poi è un casino!

Questo mio viaggio sta diventando un misto tra una lunga vacanza ed un'esperienza lavorativa, a questo punto non ho ancora capito cosa niente della mia vita ma in qualche modo sto bene. Mi sto godendo ogni giorno, pensando soltanto a cosa potrò fare dopo, a cosa potrò vedere e scoprire. Il pensiero dell'emigrazione definitiva ancora aleggia nella mia mente ma non è più così devastante; ho scoperto il piacere dell'essere straniero in terra straniera e la semplicità di sentirmi a casa un po' ovunque. Non sto più viaggiando pensando soltanto al lavoro o a trovare un modo per fermarmi in Australia il più possibile, alla possibilità della cittadinanza e a tutte queste cose "materialmente burocratiche" ma sto vivendo. Semplicemente vivendo, ed è la cosa più bella. 

Torno per un secondo a parlare di come sia stata importante e decisiva la partenza in solitaria. Come accennato nella parte 1, del bel gruppetto che aveva sognato questo viaggio solo io alla fine partii, e se all'inizio avevo qualche titubanza poi il fatto di essere da soli è stato favoloso, perché quando sei da solo decidi per te stesso. Non hai legami di alcun tipo con nessuno, non devi giustificarti o aspettare gli altri, fai quello che vuoi tu, letteralmente. Per alcuni questo può sembrare ansiogeno ma per me è davvero bello. Quando viaggi e ti stanchi di una città ti sposti, se ti piace rimani finché vuoi, esci, dormi, bevi, mangi... sei solo tu che decidi il tuo destino e finché non mi sono ritrovato in questa terra lontana non avevo mai provato tanta libertà.

Detto questo poi iniziai a viaggiare con Hsiü ma la libertà non diminuì, perché entrambi eravamo backpackers, entrambi eravamo partiti soli ed in quei mesi eravamo follemente innamorati. Così prendemmo il traghetto e tornammo a Melbourne per fare un biglietto semestrale del treno con il quale viaggiare sulle due (2) tratte ferroviarie australiane. Prossima tappa Adelaide e poi su per Alice Springs e Darwin! Ma questo, miei cari lettori, sarà nel prossimo capitolo della rubrica.

A prestissimo!

Carlo "Charlie" Capotorto

lunedì 16 maggio 2016

Il viaggio di una vita - Parte 1: La partenza per l'Australia e i primi mesi

Il viaggio di una vita - Parte 1: La partenza per l'Australia e i primi mesi


I pensieri di sempre tornano ciclicamente quando qualcosa non va come dovrebbe, accade a me come immagino in tutti voi che mi leggete, e questi pensieri credo varino da persona a persona... io quando sono in questo mood ho voglia di espatriare. Non mi sento un cervello in fuga perché di competenze non ne ho molte, quantomeno non da essere definito un cervello, al massimo "braccia rubate all'agricoltura in fuga", e, per quanto l'argomento sia stato discusso da chiunque, ho voglia di dire la mia, tanto per aggiungere una voce al coro.

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Hide Park - Sydney
La voglia di andare all'estero, che sia per un'esperienza breve o per il tentativo di costruirsi una vita migliore, credo sia una delle cose più belle e interessanti una persona possa fare. Io nel mio piccolo ho iniziato a sentire questo bisogno nel lontano 2007, quando ancora le cose andavano abbastanza bene, ma nell'aria si cominciava a sentire qualcosa mancare. Carenza d'ossigeno, di spazio, di mentalità, di opportunità. Non saprei descrivere ora cosa fosse ma all'epoca avevo 23 anni e, insieme ad un gruppo di amici, iniziai a sognare mondi lontani dove scappare da quella realtà divenuta ormai stretta e banale. "Australia!", disse qualcuno, "più lontano di così non si può!". Insieme cominciammo a cercare informazioni per i documenti, per il lavoro, per il volo... e piano piano il gruppo si sfoltiva; c'era chi trovava lavoro, chi semplicemente abbandonava il folle progetto e chi non sapeva decidersi. Io intanto guardavo LOST in inglese con i sottotitoli, per ripassare lo scarsissimo inglese imparato alle superiori, e continuavo ad usare lo stesso Mac sul quale ora scrivo (cavoli, sono passati tanti anni mio fedele amico, ultimamente stai tirando le cuoia ma non ti abbandonerò!!) per cercare qualunque informazione possibile. Decisi che non avrei più aspettato, compilai il Working Holiday Visa elettronico, pagai, e il giorno dopo mi arrivò per e-mail il visto di vacanza lavoro di un anno! Si parte davvero. Da solo. E non sono mai stato così felice che abbiano abbandonato tutti l'idea di partire, viaggiare da solo è stata la più bella esperienza della mia vita (ma su questo magari ci torneremo in seguito). 

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Vista dall'Harbour Bridge - Sydney
Nel giro di pochi mesi mi operai ad una ciste coccigea (babbabia che brutta roba... !), feci il biglietto aereo, mi licenziai dal mio posto di lavoro (indeterminato) e vendetti la macchina. Mi liberai di oggetti sparsi come una tastiera elettrica, la Wii e altri ammennicoli e iniziai a sentirmi diverso. L'eccitazione della partenza è qualcosa di indescrivibile, perché quando vai senza sapere quando torni un misto di incertezze, paure, voglia d'avventura e eccitazione ti pervade (anche se poi non è vero che non sapevo se sarei tornato, in quanto il biglietto del ritorno l'avevo anche se poi ne cancellai metà, ma l'idea era di partire e vedere cosa sarebbe successo, magari mi sarei fermato in Australia, chissà...).

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
In attesa del bus per Melbourne
Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Il traghetto da Melbourne a Devonport - Tasmania



Arrivò il giorno della partenza per l'Australia e tutto divenne reale. Avevo scritto anche un mezzo diario di questo mio viaggio ma chissà dov'è finito... magari un giorno lo ritroverò e, confrontando queste parole scritte a distanza di quasi dieci anni, mi renderò conto che i ricordi sono ben diversi dalla percezione scritta al momento... ma intanto questo voglio scrivere, i miei ricordi di viaggio, di ricerca, di voglia di espatriare verso un mondo nuovo. Alcune cose le ricordo come fossero appena successe, altre probabilmente le distorcerò un po', perché in fondo è un racconto più che un diario. Ciò che però posso consigliare a tutti è questo: cercate di non arrivare in un paese sconosciuto la sera tardi! Io non avevo mai viaggiato così, da solo con il mio zainone da 20kg, e non avevo idea di cosa mi sarebbe potuto succedere. Atterrai a Sydney che già era buio, ma ciò non fu un problema per raggiungere il centro città e, in seguito l'ostello che avevo prenotato per la mia prima notte. Trovai subito l'ostello, notando con piacere che la zona brulicava di locali notturni, pub, fast food e ogni possibile divertimento, ma una volta arrivato al cancello, anelando il mio lettino prenotato per farmi una bella dormita, mi resi conto che la porta era chiusa e non c'era campanello. In questi casi l'unica cosa che viene in mente è: "Oh cazzo, e mò?". Appoggio i 20kg di zaino a terra, mi siedo sulla gradinata dell'ingresso e mi accendo una sigaretta. La decisione dell'attesa zen fu azzeccata in quanto poco dopo sentii urla, e non urla qualsiasi, urla in italiano che sporconano come dei pazzi. Riesco in qualche modo ad entrare e, spiegando la situazione, capisco che la reception chiude presto e non riapre sino al mattino... mi infilo, insieme ad una decina di persone, in una stanza dove ha luogo un festino... mi offrono da bere, da fumare, da dormire. Un inizio delirante per un viaggio che doveva durare circa nove mesi (così com'era scritto sul biglietto aereo), non ero abituato a tale delirio e certamente non sapevo cosa aspettarmi da un pianeta così diverso... ma era diverso davvero? Avrei ritrovato i disagi dai quali sono scappato o scoperto che qualcosa poteva essere diverso? 

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Tasmania, Australia
Il Tasman House
Restai in quell'ostello per circa due mesi, sistemando i documenti necessari (conto in banca, assicurazione, tax file number, ecc...), cazzeggiando alla grande, scoprendo la città con calma, in lungo e in largo. Il mio fisico da criceto mi fece ammalare poco dopo e passai un paio di settimane ammalato, dopo di ché non ricordo di essermi preso nulla di più serio che un lieve raffreddore. Scoprii le spiagge, i parchi, i locali e tutto ciò che Sydney poteva offrirmi mentre la pubblicità della Coca-Cola diventava il segno distinto dell'avvicinarsi a casa, così già mi sentivo a King's Cross. Lavoricchiai in nero molto sporadicamente finché un giorno mi spostai a Melbourne con il bus, in compagnia di un manipolo di pazzoidi italiani, e dopo una settimana presi una nave per la Tasmania. Camminando verso il favoloso e consigliatissimo Tasman House accadde un fatto ai confini della realtà per un ventitreenne come me: passeggiando per strada con lo zainone in spalla, in compagnia di altri viaggiatori, scorgiamo una macchina con a bordo due belle ragazze che, ovviamente, squadriamo e commentiamo; poco dopo passiamo davanti ad un benzinaio e le ragazze, guardandoci, ci salutano. Loro hanno salutato noi. In Italia ci avrebbero urlato un "Cazzo volete, la foto?", mentre qui ci salutano. La "Pussy island" (così è chiamata la Tasmania, data la sua particolare forma) ci ha davvero accolti a braccia aperte.

Sinora ho capito che l'inglese se non lo impari sul campo è un casino, con tutti i suoi dialetti e inflessioni diverse bisogna farsi l'orecchio. E gli australiani sono difficili da capire all'inizio. Non ho ancora lavorato seriamente, mi sento in esplorazione e ancora non so se riuscirò a fermarmi quì, a trovare una casa, a trovare il mio posto... come continuerà l'avventura? Continuate a seguire il blog e lo scoprirete! ;)

A prestissimo con la seconda parte del racconto di viaggio!

Carlo "Charlie" Capotorto

sabato 14 maggio 2016

La rinascita del blog - Sgranocchiando ossa di fenice.

La rinascita del blog - Sgranocchiando ossa di fenice.

Da oggi, amici lettori o navigatori occasionali, voglio provare a dare un taglio leggermente diverso a questo mio blog, inizialmente nato per pubblicizzare "Bergamo in blue", il mio primo libro (entro breve dovrei pubblicare il secondo, da titolo "Rapporti difficili - storie in bicicletta e altri racconti") e per condividere piccole poesie o pensieri. Voglio seguire il consiglio di un'amica, conosciuta durante una "Dressy ride" a Bergamo tre anni or sono, che chiacchierando mi ha fatto capire che scrivere su internet può essere qualcosa di più che un mero strumento di divulgazione, ma un vero e proprio mezzo d'empatia. 

Non cerco di accaparrarmi lettori, ancora non so se voglio costruirne una carriera parallela a quella che ancora non ho, non penso certo di diventare ricco picchiando le dita su di una tastiera, non ho manie di grandezza o di onniscienza... ma ho bisogno di tutto questo. Sento la necessità di sfogare la mente tramite questo canale protetto da uno schermo, mettendo qualche metro o centinaia di chilometri di distanza da chi riceve questi messaggi in modo da sentirmi meno attaccabile. La consapevolezza della mia fragilità testuale si contrappone alla sporadica arroganza ed esuberanza fisica anche se a volte, d'improvviso e senza avvisare, tutto si ribalta e la scrittura diviene sbruffona mentre di persona perdo la voce.

"Quindi?", vi starete chiedendo...

La rinascita del blog - Sgranocchiando ossa di fenice.
La rinascita del blog - Sgranocchiando ossa di fenice
Dalle ceneri ricompatterò nuova carne, lasciando però intatte le mie vecchie ossa, così da dare nuova linfa alla rete pur mantenendo saldo lo stile di scrittura che spero d'avere. Ripescherò qualche vecchio pensiero, ne proporrò qualcuno nuovo, vi racconterò qualcosa che mi accade come in una sorta di diario, vi renderò partecipi di cosa mi piace e non mi piace. Se v'importa non lo so, così come non ho mai capito se qualcuno davvero mi legge o se le statistiche di Blogger sono finte (qualche +1 di Google, qualche visualizzazione giornaliera, ma non avendo alcun commento non ho confronto, ed approfitto per spronarvi: Cosa pensate di quel che scrivo? Sono cavolate o cose interessanti? Avete trovato i mille errori grammaticali di "Bergamo in blue"?).

Proprio ora, mentre scrivo queste poche righe, mi è arrivato un messaggio Wind che, volenti o nolenti, ora vi ricopio quà:

"Gentile cliente, la sua All Inclusive é diventata Maxi con 1 Giga in più senza costi. A partire dal prossimo rinnovo, il costo della All Inclusive aumenterà di 1,5 euro ogni 4 settimane. Può esercitare il diritto di recesso o cambiare operatore senza penali entro 30 gg. Info su 155"

Ma quindi? Mi danno 1 Giga in più (che non me ne faccio una mazza avendo il Wi-Fi a casa e usando pochissimo il 3G quando sono in giro) dicendomi che è senza costi ma poi mi aumentano di 1,5€ al mese? Sono solo io il rincoglionito o c'è qualcosa che non torna anche a voi? Praticamente All Inclusive Maxi costa 11,5€ al mese ora, ma io non posso tenere la mia classica promozione a 10€ al mese mia cara Wind? Già me ne faccio poco dei minuti ed sms che mi date ma purtroppo senza promozione mi andrebbe a finire che mi fate pagare il doppio appena tento di chiamare qualcuno quindi vada per i 10€ al mese, ma non voglio i vostri malefici giga!!

Ecco, questo piccolo pensiero sulla "promozione" Wind è un esempio su come funzionerà (sperando che la mia voglia ed energia non svanisca in tempi brevi) questo mio blog da ora in avanti, se v'annoierò non leggetemi, ora con la rete ci si mette davvero gran poco a "cambiare canale" e dedichiamo sempre meno tempo a ciò che sembra inizialmente interessarci poco, quindi non vi biasimerò. Se invece siete accaniti lettori dei pensieri alla Capotorto tenete duro, avrete presto mie notizie!

Ps.: Potete anche seguirmi sulla pagina Facebook www.facebook.com/capotortocarlo 

Carlo "Charlie" Capotorto.

giovedì 12 maggio 2016

Scream freedom

Scream freedom

Inseguo i miei desideri,
anche se nessuno 
mi ha mai spiegato come immaginarli.

Creo nuove strade,
perché nessuno mi ha mai detto
che posso vivere seguendo passi altrui.

Non capisco la gente,
perché chi doveva crescermi
l'ha fatto (bene) nell'unico modo che sapeva.

Mi chiedo perché tutti,
dal primo all'ultimo essere umano,
sentano la necessità di urlare idiozie (me compreso).

sabato 7 maggio 2016

Carlo il cannibale


Carlo il cannibale

Carlo il cannibale , un tautogramma di Carlo "Charlie" Capotorto
La carne di Carlo il Cannibale
Una crisi così Carlo credeva non l'avrebbe controllata mai. Cadendo, colpito dalla casualità con cui cambiarono le cose, si chiese se la causa di questo capitolare centrasse qualcosa con le calunnie di chi l'aveva chiamato cannibale. Cominciò con una chiacchiera in una chat, Carlo cercava di catalogare la carne umana confrontandola con la carne suina: "Certamente la classe delle carni è caratterizzata da chiazze simili, ma a cena credo che le confonderei". La conversazione si chiuse lì ma calamitò l'attenzione di certi cattolici che la canzonarono e cappottarono fino a capovolgerla continuamente. La comunità si compattò per cacciare Carlo da casa e spedirlo in campagna, a molti chilometri dai cittadini di Como, e così fu castigato per colpa di chissà chi. "Certo che la civiltà è capace di censurare così confusionariamente ogni cosa per camuffare ciò che causa capovolgimenti di credo...". Carlo cavalcò così con il suo cavallo verso Camerata Cornello, continuando la sua carriera di Carabiniere, cessando la poca cautela nel cibarsi.