mercoledì 28 dicembre 2016

Buone feste

Non sono sparito, continuo a far pesare al mondo la mia presenza anche se fisicamente più leggera di allora, è che queste feste stanno un po' assorbendo la linfa vitale della mia creatività. Fortuna che finiranno presto... intanto ecco un piccolo pensiero... probabilmente non posterò più nulla fino a Gennaio dunque buone feste e ci leggiamo l'anno prossimo.


Si può crollare restando fermi in piedi,
si può esplodere nella stessa posizione
così come volare alti nel cielo.

Difficile però sognare qualcosa di diverso
quando tutto sembra essere contro di te.

Noi soli possiamo rendere la nostra vita migliore
ma senza un piccolo aiuto da ciò che ci circonda
ogni sforzo potrebbe risultare inutile.

sabato 17 dicembre 2016

P.E.T.O. (Perché Esiste Troppo Orgoglio)

P.E.T.O. (Perché Esiste Troppo Orgoglio)


Lo sappiamo, il peto è naturale, tutti ne facciamo nostro amico fedele sotto le coperte d'inverno ed al contempo nostra nemesi appena l'odore risale verso le narici. Il peto è vergogna, fallo a scuola o in un posto di lavoro e diverrai per sempre "lo scorreggione", sarà poi molto difficile togliersi quel soprannome dalle spalle. Il peto è intimo, perché si cerca di farlo sempre quando si è soli con se stessi, e una volta rilasciato lo si commenta con gradazioni differenti in base a rumore o odore.
P.E.T.O. (Perché esiste troppo orgoglio), un racconto di Carlo "Charlie" Capotorto
Peto d'Artista - immagine da web
Ma pochi ne parlano, il peto rimane ben nascosto tra le pieghe del culo di ogni benpensante che è troppo intento a strapparsi le sopracciglia e pettinarsi la barba. Ma quando un giorno, piegato a novanta gradi per sistemare un risvoltino, ad Andrev Lobomotov partì un fiato a trombetta (poco puzzolente, rumore acuto solitamente calante) si vergognò così tanto che dapprima si tappò in casa e poi, dopo una breve ricerca che spaziò da Wikipedia alla Treccani, sembrò esser divenuto il massimo studioso di petologia.
Trovò nelle patatine fritte e nella Sprite i suoi più grandi amici quando scoprì che grazie a loro poteva avere delle riserve di gas virtualmente illimitate. Si esercitava regolarmente nello sfiatare diversi generi di peti, dalle loffie (silenziose e letalmente puzzolenti) ai tromboni (molto rumorose e mediamente odorose) anche se talvolta capitavano sgommate (poco rumore, poca puzza ma cacchetta nelle mutande) che lo costringevano a cambiarsi le mutande. 
Si teneva costantemente informato su tutto ciò che riguardava quel suo nuovo mondo: lo sbiancamento anale, il silenziatore di scoregge, il profumatore da applicare come un proteggi slip alle mutande, ma nulla lo entusiasmava tanto come registrare ogni suono che sentiva per poi tentare di riprodurlo con le chiappe, proprio come l'eroe di ciò che recentemente era divenuto il suo film preferito: "Il petomane". 
Cercò di tramutare tutto questo in un lavoro, ma oltre a qualche brevissimo spettacolo durante sporadiche serate di improvvisazione teatrale ed un'unica data al Circo Togni finita a pomodori marci sulla schiena non riuscì a trovare il modo di attirare l'attenzione del pubblico. In pochi erano interessati a sentire i peti di Lobomotov seguire la "Sonata al chiaro di luna" di Beethoven, così nel giro di poco tempo tutti si dimenticarono di lui, e lui si dimenticò dei suoi peti.
La gente del paese non poteva ammettere che possedeva un dono e lui presto perdette la giovane forza di seguire le sue curiosità. L'orgoglioso bielorusso crebbe in un noioso impiegato e la sua vita non divenne troppo diversa da quella di una qualsiasi altra persona, gli studi sul peto e gli oggetti collezionati finirono in una scatola e poi dimenticata in soffitta; tutto era finito in un soffio... o meglio, in un peto.

Fine

lunedì 12 dicembre 2016

I disegni continuano nella bergamasca

Per ora continuo a disegnare nella mia casina in Malpensata, sarà il quasi ghetto di questa zona di Bergamo ad ispirarmi? Chissà, ma intanto... :

Disegno di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegno di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegno di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegno di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegno di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegno di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegno di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegno di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegno di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegno di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo


mercoledì 7 dicembre 2016

Factory Market Christmas Edition

Factory market christmas edition ad Alzano Lombardo trovate elle libri con carlo capotorto

Se vi trovate a Bergamo tra il 10 e l'11 Dicembre, precisamente ad Alzano Lombardo, presso lo spazio FaSE (ex Cartiere Pigna) ci sarà la versione natalizia del Factory market e tra gli stand ci sarà anche quello di Elle Libri dove potrete trovare i miei "Bergamo in blue" e "Rapporti difficili. Storie in bicicletta e altri racconti"! 

Si, avete capito bene, anche i miei bambini cartacei saranno lì in bella presenza, pronti ad essere acquistati per essere letti o regalati come sorpresa natalizia! :) 

Il Factory Market non sarà solo bancarelle, durante le due giornate vengono proposte attività ed intrattenimento per bambini e adulti con workshop, laboratori, letture, concerti e performance varie... oltre alla consueta area food and beverage + bakery & area bimbi.

Che altro dire, io spero sempre che scrivendo e condividendo chi, come Elle Libri, aiuta gli autori emergenti a farsi conoscere sul territorio, qualcosa giri (e se loro riescono a vendere i miei libri ne comprano altri) in modo da crescere piano piano.

Per ora è tutto, e con ben poco spirito prenatalizio vi auguro buone feste!

Carlo "Charlie" Capotorto.

sabato 3 dicembre 2016

Malessere quasi imposto

Malessere quasi imposto

Qualche volta strappare le pagine già lette non serve a niente,
perché tutto ciò che abbiamo letto e assorbito rimane comunque dentro
e senza via d'uscita continuerà a rimbalzarci addosso come inarrestabile pioggia.

E anche quando guardare lontano perde ogni sua poesia
tutto si trasforma in un'inutile danza senza musica e senza ritmo
fino a portarci seduti, con la testa tra le mani, a chiederci dove abbiamo sbagliato.

La scelta tra rincorrere il benessere e l'abbandonarci a questo trasandato mondo
non dovrebbe essere troppo difficile, tutti cerchiamo un sentiero più semplice,
ma se poi la consapevolezza della mancanza di senso prende il sopravvento
non è forse vero che le redini ci scappano di mano ed alla visione di un serpente
i cavalli corrono all'impazzata anche se un secondo prima passeggiavano lenti?

Non è possibile correre per sempre, questo lo sappiamo bene,
ma sarà molto difficile lottare una volta esaurite le forze per un folle galoppo,
quindi se proprio in quel momento di debolezza appare un nuovo pericolo
solo chi troverà risorse inumane rimarrà in piedi continuando avanti,
gli altri cadranno inesorabilmente verso la secca e dura terra.

martedì 29 novembre 2016

Ricominciamo a disegnare

Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Ricominciamo a disegnare - Disegni a matita 

From Bergamo with graphite.


Mi è tornata la voglia di disegnare, vedremo poi quanto durerà, ma intanto ho scansionato la lenta ripresa alla matita e, come sempre, condivido con voi la mia mente, questa volta sotto forma di grafite su carta ruvida. Spero ce ne sia qualcuno che vi piaccia e, in caso, sappiate che ne verranno altri (spero). Purtroppo le impostazioni di impaginazione in Blogger sono molto limitate per quanto riguarda le singole immagini quindi le piazzo semplicemente in fila, una dopo l'altra, anche se sarebbe molto bello scrivessi qualcosa per ogni disegno ma così 1) mi "espongo troppo io" e 2) privo voi di un pensiero costruttivo e immaginario sul "cosa sta dietro" ad ogni disegno. Che gentile vero?



Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo

Disegni a matita, Novembre 2016, di Carlo "Charlie" Capotorto di Bergamo



sabato 26 novembre 2016

As a bird, il nuovo mini album!

Come promesso ecco il nuovo album autunnale bergamasco! :) Sono felice perché questo, a dispetto degli altri, mi piace molto! Anch'esso pubblicato su Jamendo, mia piattaforma prediletta ultimamente, alla quale ho lasciato un'opzione di 2 anni per la vendita e utilizzo esclusivo delle canzoni sulle altre piattaforme in cambio di un ricavato del 50% su eventuali guadagni; non si sa mai che qualcosa salti fuori!

As a bird, musica di Carlo "Charlie" Capotorto, atmosfera jazz from BergamoIntanto anche queste note le abbiamo fatte uscire dalla mente (noi Carli parliamo al plurale...) così da liberare un po' la testa, proprio come faccio con i racconti dei libri! Non credevo fosse tanto pesante portare tutto dentro ma ho dovuto cambiare opinione... forse sono io che non ho abbastanza forza o spazio per accumulare tutta questa quantità di... non saprei nemmeno come chiamarla: malinconia, tristezza o chissà.

QUI trovate il link di Jamendo per ascoltare tutto l'album "As a bird", ma se volete scaricarlo per ascoltarlo con calma quando siete offline dovete registrarvi sul sito (registrazione gratuita) così da fare il download degli mp3.

Spero a voi piaccia come piace a me, è da ascoltare bene, con calma, senza troppe distrazioni, perché oltre alle consuete atmosfere lente e pensierose c'è anche qualche intervento jazzato che potrebbe spiazzare rendendo un po' più allegre e movimentate le canzoni.

Detto questo... buon ascolto!

Stay tuned,

Carlo "Charlie" Capotorto.


domenica 20 novembre 2016

Autumn flight, un singolo tratto da "As a bird"

Come già sapete, altrimenti ve lo dico ora, ogni tanto mi siedo al computer e faccio saltellare Garageband; solitamente quando qualcosa non va ma non è sempre così. Well, era un po' che non utilizzavo la tastiera del mio computer come tastiera musicale e, non so bene per quale arcano motivo, quel picchiettare sui tasti si è trasformato in questa roba qua che, strano a dirsi, mi piace.




Prima di un nuovo album su Jamendo passerà ancora del tempo, per ora ho solamente tre canzoni pronte per questo mio "As a bird", ma se la vena musicale continuerà non vi farò attendere troppo. 

Intanto buon ascolto e ricordatevi che sono sempre aperto a qualsiasi genere di commento quindi se avete consigli, critiche o quant'altro scrivetemi pure!! :)

Stay tuned,

Carlo "Charlie" Capotorto.

lunedì 14 novembre 2016

Un barlume di speranza - Una storia ad episodi - Parte 10 (finale)

Un barlume di speranza - PARTE 10

Un tentativo fallimentare, ma era comunque da fare. Sapeva che se non fosse partito, utilizzando le sue poche forze rimaste per cercare quel senso della vita ancora a lui sconosciuto, se ne sarebbe pentito amaramente. Purtroppo tutto ciò non servì a nulla.

"Buongiorno, parlo con la signora Lucia Gatti? Si, salve, è il capitano Cornelli che parla, mi duole informarla signora che il corpo di suo figlio Simone è stato rinvenuto senza vita sul traghetto proveniente da Barcellona questa mattina presto... è stata accertata la morte per cause naturali, non è avvenuto alcun crimine o violenza...". La madre immediatamente scoppiò a piangere ma, con una lucidità di chi già si aspetta una notizia, poco dopo organizzò il trasporto della salma del figlio. Come ogni buona mamma che si rispetti aveva intuito, quando lui era partito, che andò per fare un viaggio prima dell'ultimo viaggio, per prendere una boccata d'aria nuova prima di salutare tutti quanti. 

Un barlume di speranza, una storia ad episodi di Carlo Capotorto, parte finale."Sono partito perché ne sentivo il bisogno, perché la vita lì non riusciva più ad entusiasmarmi, con la sua routine e con le stesse facce, giorno per giorno. Non mi dava più niente, gli stessi pochi amici stavano diventando sempre più uguali a quel che non avrebbero mai voluto... e cosa potrebbe altro fare un giovane se non fare lo zaino e partire? Fermo dov'ero non riuscivo più neanche a fare un passo, non avevo stimoli né per migliorare me stesso né per cercare di salvare il mondo... si, perché tutti dovremmo salvare il mondo giusto? E non intendo salvare il mondo dalla fame o dalla miseria, intendo salvare il nostro mondo, migliorare la nostra realtà, quello che abbiamo sotto gli occhi; ed anche se è una cosa un po' egoista è vera ragazzi, se non salvo prima me stesso non posso salvare gli altri. Se sono pieno di paranoie non posso risolvere le paranoie degli altri... o magari anche si, ma poi ho sempre le mie... sono sempre più convinto che tutti dovremmo trovarci il prima possibile in una situazione difficile e trovare da soli il modo di venirne fuori o di accettarla per quella che è. 
Non so se serviranno a qualcosa queste mie righe ma sento di doverle scrivere, mi fa male tutto e mi sento stradebole, ma sono contento di quel poco di vita che ho vissuto. Anche senza diventar vecchi si può essere felici, sono stato male per tanti anni e questo mio piccolo viaggio mi ha fatto realizzare che ovunque io sia sono sempre me stesso, ma che il luogo dove aspetti la morte è importante. Il luogo e la gente. Pensare che è bastato così poco tempo per farmi tornare la voglia di fare... forse avrei dovuto farlo prima, forse avrei dovuto partire anni fa, quando sentivo dentro di me il bisogno di cambiare qualcosa... ma ormai è andata così, tornare indietro non posso, posso solo andare avanti. E vado avanti accettando la morte, perché tanto altro non posso fare. 
Forse non è ciò che pensavate, queste mie pagine non hanno ne capo ne coda, ma forse più tardi scriverò qualcosa indirizzato direttamente a tutti voi. Per ora accontentatevi di questo mio delirio, che vorrebbe essere un messaggio a chi ancora si fa problemi a seguire il proprio istinto, a fare quello che davvero vuole e non quel che è imposto da una società sempre più bisognosa. Amici miei, fate quello che vi sentite, e fatelo ora, adesso, non aspettate; più tempo aspetterete più quei sogni si faranno lontani, e nessuno ve li riporterà indietro."

Fine.

venerdì 11 novembre 2016

Tornando sempre allo stesso punto.


Tornando sempre allo stesso punto.

Quando quella cosa dentro ti mangia
togliendo a te ogni appetito,
quando tutti intorno ridono e gioiscono
ma non trovi divertimento in alcuna parola,
quando vedi la gente correre
e vorresti solo dormire...

Alzarsi al mattino perde nuovamente senso,
lasciando una voragine sempre più difficile da riempire,
ma ti senti in qualche modo obbligato a continuare.

Monotone giornate di pensieri disfattisti
e lucidi momenti di tristi discussioni,
messaggi supponenti e pressioni psicologiche;
la realtà non ti lascia in pace con te stesso,
ti costringe ad affrontarla ogni giorno.

Ricadi ancora nello stesso lago nero,
nuoti nel buio senza vedere dove vai
con il cuore che batte di paura e di freddo,
e non trovi niente a cui aggrapparti
per fermarti e riposare.

Con l'ansia d'un animale che ti morde i piedi,
o di perdere le forze e annegare nell'acqua scura,
nemmeno guardando in alto trovi il conforto della luna.

Quando vorresti che tutto cambiasse
ma niente dipende da te,
quando forse una soluzione potresti averla
ma non trovi come realizzarla,
Quando vedi uno spiraglio di luce
ma è sempre troppo lontano...

Non so ancora come si fa e ci ricado.

Carlo Capotorto.

lunedì 7 novembre 2016

Ma cos'è alla fine la felicità?


Verso fine Giugno ero un po' giù di morale per svariati motivi, mi è venuta voglia di chiedere a chi mi segue qualcosa, qualche domanda per capire cosa fosse la felicità, per me sempre molto altalenante. Una dozzina di persone mi ha risposto, ed ecco qui un piccolo riassunto e qualche considerazione:

L'età di chi ha risposto alle mie domande è compresa tra i 24 ed i 41 anni, tutti nella bergamasca e precisamente 6 in città e 6 in provincia. La maggior parte di chi ha partecipato a questo mio piccolo sondaggio lavora (anche se un paio scrivono di non essere economicamente stabili) e più della metà ha un partner.
Ora passiamo alle cose un pochino più difficili e impegnative, ci avviciniamo al personale, per cercare di capire meglio: il tempo libero va occupato in qualche modo e tutti hanno qualcosa che li tiene occupati. Le più gettonate sono uscire (camminare, correre, pedalare) e passare del tempo con gli amici, in 4 mi hanno risposto che fanno attività "creative" attraverso le quali esprimere il loro io. E solo quattro (ma non per forza gli stessi creativi) sono affermano di essere soddisfatti della loro vita, ma comunque quasi tutti cambierebbero la loro situazione lavorativa e la maggior parte di loro ci stanno già lavorando su.
Anche se al momento quasi tutti dicono di avere preoccupazioni e pensieri, molti sono delusi o hanno ricevuto grandi delusioni dalla vita, e la maggioranza dei partecipanti di questo mio piccolo sondaggio dicono di non avere molti amici reali... ma fin qui le cose non sono troppo interessanti, anzi, siamo su cose alquanto banali e non ci sono reali statistiche di persona felice perché ha un compagno/tanti amici/un bel lavoro, una dozzina di persone forse non bastano per avere delle risposte che possano dare numeri reali per capire qualcosa... ma cos'è la felicità? É spesso comparata alla serenità, al non avere preoccupazioni ed allo star bene con se stessi, la felicità è far qualcosa che ci piaccia ed essere soddisfatti dei risultati della vita.

Come non essere d'accordo? 
Certo è che la felicità non sembra possibile senza benessere o serenità, e se ci sono preoccupazioni importanti e pensieri che non ci mollano è molto difficile... ma quindi? Possiamo dire che va felicità è uno stato mentale temporaneo? O una dimensione metafisica dove tutto è soddisfazione? Possiamo essere felici anche con una malattia incurabile? O senza una casa o un lavoro? Possiamo essere felici anche se siamo soli, senza amici o famiglia? La verità è che non lo so, non l'ho ancora capito e mi chiedo se mai lo capirò.

Oggi vi saluto molto dubbioso,

bye bye.

Carlo "Charlie" Capotorto

giovedì 3 novembre 2016

Crimson Vipers (BG) vs. Breaking Bears (BER)



Forse non tutti sanno che alla palestra Italcementi sabato 1 ottobre c'è stato un incontro di roller derby tra la squadra bergamasca delle Crimson Vipers contro le berlinesi Breaking Bears e... le vipere hanno stritolato le orse 255 a 182! Supportando le vipere sono andato a fare qualche foto dagli spalti e quelle venute non troppo male sono state caricate nella gallery Facebook del mio profilo personale. Condivise e commentate sono arrivate fino alla UISP che le ha utilizzate per dare immagine al loro articolo, se volete leggerlo lo trovate qui (nell'articolo c'è anche un link diretto alla gallery Facebook per vedere tutte le fotografie caricate, qui sotto ne trovate giusto una manciata).

E niente, volevo solo dirvelo e condividere con voi la contentezza nel sapere che le mie fotografie vengono apprezzate. :)

C.


Crimson Vipers, squadra di Bergamo Roller Derby stracciano le Breaking Bears di Berlino foto di Carlo CapotortoCrimson Vipers, squadra di Bergamo Roller Derby stracciano le Breaking Bears di Berlino foto di Carlo CapotortoCrimson Vipers, squadra di Bergamo Roller Derby stracciano le Breaking Bears di Berlino foto di Carlo CapotortoCrimson Vipers, squadra di Bergamo Roller Derby stracciano le Breaking Bears di Berlino foto di Carlo Capotorto

lunedì 31 ottobre 2016

Un barlume di speranza - Una storia ad episodi - Parte 9

Un barlume di speranza - PARTE 9

Tutto era perfetto finché a quell'angelo non venne un'idea, e la tranquillità svanì di botto:

"Let's have a swim, what do you say? So in this way we can say hello to the sun while in the water!"

Non so con quali forze ma Simone si alzò ed iniziò a spogliarsi, e senza dire una parola anche lei rimase in mutande. I seni di Hanna, illuminati dalla luna che li rendeva bianco latte, gli diedero un accenno di erezione. Imbarazzato camminò verso l'acqua e lei lo superò correndo e tuffandocisi dentro... ma non appena toccata la fredda e nera acqua di Barcelona Simone vomitò liquami maleodoranti e qualche indefinito pezzo semi solido, poi svenne. 
La ragazza non se ne accorse subito, pensava fosse seduto sulla banchina a guardarla, ma dopo averlo chiamato senza ricevere risposta si riavvicinò a lui. "Oh God, Simone! Simone!", urlò e lo scosse, prendendolo anche un paio di volte a sberle, ma niente sembrava risvegliarlo, "Hei! Help! Aiuda! Call an ambulance, please! Please!". 
Fortunatamente l'ospedale più vicino era distante appena un chilometro, chi ha deciso di costruire un ospedale che affaccia sulla spiaggia è stato proprio un genio. 
Racconti a puntate, un barlume di speranza parte 9, da Barcellona a GenovaSi risvegliò da solo, pieno di dolori, in una camera bianca mai vista prima. L'ago di una flebo indeboliva il suo braccio destro e, circondato da svariati macchinari che fanno "ping", si sentì quasi in una scena di un film dei Monty Phyton quando uno strano dottore entrò nella stanza coprendolo di incomprensibili frasi in catalano. Riuscirono a trovare un interprete che parlasse italiano e ciò che tradusse non fu affatto rassicurante: "El dottore dice che non stai biene, tienes que... devi fare una cura ma dice che non tienes molto tiempo... lo siento...". Nessuna novità per Simone, che replicò spiegando nel dettaglio la sua situazione. "Sí, pero hay que entender es que usted no tiene mucho tiempo de vida Mister Simone, si se queda aquí en el hospital tal vez usted tiene una semana o poco más...". Nessuna traduzione necessaria.

Una lacrima di realtà cadde sulla sua guancia, non era ancora abituato alla doccia fredda pur non avendo il riscaldamento da un po'. Ma cosa pensava, di cavarsela magicamente in qualche modo? Che il cancro che lo stava mangiando potesse sparire da solo e stare meglio da un giorno all'altro? Si rese conto di aver sbagliato tutto, che non sarebbe dovuto partire e lasciarsi alle spalle casa sua, la sua famiglia, gli amici... non voleva morire nel letto di quell'ospedale, tutto solo, senza poter salutare le persone a lui care. 
Trovò il modo di uscire da quell'ospedale senza che lo rinchiudessero nel reparto dei senza speranza e rubò una sedia a rotelle. Nuovamente una scena da film, perché quel poco di vita rimasto era proprio così, sembrava il finale di un brutto film americano. Spingendo a fatica la sedia fino a casa salì all'appartamento e, tramite internet, prenotò una nave per tornare in Italia in partenza alle 18 del giorno dopo. Inviò anche un'e-mail alla madre, avvisandola che sarebbe rientrato da li a poco e che le avrebbe telefonato appena sceso dalla barca a Genova.
Fece del suo meglio per spiegare al padrone di casa la sua situazione e, anche se vistosamente indispettito, non gli fece troppe storie... in fondo Simone stava morendo, glielo si leggeva in faccia; era intoccabile. E prima di coricarsi non trovò pensieri felici, continuava a domandarsi il motivo di quella malattia, continuava a chiedersi perché proprio a lui... ma ovviamente non trovò una risposta, non poteva esserci una valida risposta a quelle sue domande. L'insoddisfazione di una vita inutile prese in possesso ogni sogno, trasformando anche le memorie più semplici in terribili incubi irrazionali, come se ogni sua azione fosse stata sempre sbagliata. Il pensiero di essere sempre in torto lo ha sempre accompagnato, non c'è da stupirsi della sua presenza anche in questo momento.

Si svegliò molto tardi quella mattina, le poche ore di sonno turbolento e dolorante non aiutarono la già fievole voglia di alzarsi dal letto. Dopo aver pisciato sangue preparò il suo zaino e, lasciate le chiavi sul comodino, chiuse la porta dietro di se. Andò dritto verso il porto, senza nemmeno passare dalla scuola per avvisare che non sarebbe più andato, senza nemmeno cercare quella ragazza olandese che gli aveva regalato attimi di normalità; voleva solamente lasciarsi quella brevissima esperienza alle spalle e rientrare a casa per salutare i suoi cari ancora una volta.
Nella sala d'attesa, cosciente del fatto che avrebbe dovuto aspettare delle ore prima dell'imbarco, si mise a scrivere su un quaderno. Scrisse tutto ciò che avrebbe voluto dire a sua madre, a suo padre, a Luca, a tutti gli amici persi ormai da tanto tempo... scrisse una sorta di lettera, di testamento... tante righe e pagine di scuse per non esser stato quel che avrebbe dovuto invece essere.

E poi finalmente s'imbarcò, pronto per tornare a casa scomodamente seduto sulle poltroncine in mezzo ad altre 59 persone.

continua...

giovedì 27 ottobre 2016

La trascrizione della presentazione in Feltrinelli

La trascrizione della presentazione di 

"Rapporti Difficili. Storie in bicicletta e altri racconti" in Feltrinelli

Prima c'era un'idea in scatola: scrivere un libro. Poi il libro l'ho scritto, e ne ho scritto un altro, ed ora il libro è finito nella scatola delle idee! No, non sto delirando (stavolta), La scatola delle idee è un sito web dove scrive Elena Ravasio, la blogger (ma non solo) che mi ha intervistato durante la presentazione in Feltrinelli e sul sito hanno pubblicato questo bel pezzetto QUI

Ora, per quanto non mi piacciano i copiaincolla vi metto qui giusto le prime due domanda e risposta così da invogliarvi a leggere tutto il pezzo nel link sopra! :)

E: Il tuo libro si intitola “Rapporti difficili” e fin qui sembrerebbe dedicato a rapporti interpersonali, ma il sottotitolo “Storie in bicicletta e altri racconti” ci porta su un altra strada. Spiegaci in realtà di cosa tratta e come è strutturato.
Presentazione presso la libreria Feltrinelli del libro Rapporti Difficili. Storie in bicicletta e altri racconti di Carlo CapotortoC: Esatto, il sottotitolo ci porta proprio su un’altra strada: sulla strada. Le storie contenute nel libro parlano inizialmente di bicicletta e i rapporti non sono solo quelli tra le persone, ma anche quelli meccanici. Il rapporto della bicicletta è in sostanza la posizione della catena sui pignoni, le ruote con i dentini, per intenderci, che in base a come viene cambiato dal ciclista rende la pedalata più morbida o più dura. Questo paragone rapportato alla vita di tutti i giorni ci porta ai rapporti interpersonali – protagonisti della seconda metà dei racconti – di chi pedala con più sforzo perché vuole andare più lontano, di chi sceglie (o a volte gli viene imposto) di far più fatica.

E: La bici è la protagonista della prima metà libro e sembra essere un’eroina, che salva, rende liberi e coraggiosi. In un racconto la paragoni a una donna e in un altro scrivi che è più leale degli esseri umani, perché avvisa sempre quando qualcosa non va. Cosa significa per te la bicicletta e che ruolo ha nella tua vita?
C: La bicicletta è un essere semplice, che ha bisogno di cure, è un mezzo di trasporto e un’amica fedele. La bici è anche un modo per tornare a una vita meno consumistica e indaffarata. Per me la bicicletta è libertà di andare senza spendere e di fermarsi a chiacchierare con qualcuno che si conosce, senza dannarsi per cercare parcheggio (e pagarlo); è la difficoltà nel perseverare a utilizzarla il più possibile, anche con il freddo, la pioggia o la neve. Ha un ruolo fondamentale per me, non solo per il suo utilizzo, ma anche perché quando monto in sella e pedalo mi sento sicuramente meglio e fischietto.


Alla prossima,

Carlo "Charlie" Capotorto

sabato 22 ottobre 2016

Colloquio con un Carlo passato

Colloquio con un Carlo passato

Stanotte ho dormito male. Mi sono preso una bella influenza, completa di febbre, raffreddore e tutti i malesseri conseguenti, e verso le 4 del mattino ho aperto gli occhi. Nel buio ho avuto una visione di me stesso del passato, all'età di 15/16 anni, e quella visione mi guardava con aria stranita.
"Non avrei mai pensato di arrivare a 32 anni", disse palesemente ubriaco, "Ma guarda un po', non ho più i capelli...". Il Carlo di quel periodo non avrebbe mai immaginato di raggiungere nemmeno i diciott'anni, era sempre bello fatto di alcol o altre sostanze più o meno illegali e spesso pensava alla morte.
"Sai, giovane Carlo, siamo arrivati sin qui e l'intenzione è di andare ancora avanti seppur senza una meta precisa. La vita ora a volte ci sorride, a differenza della sola realtà che tu conosci, e tante cose sono cambiate... una su tutte siamo cambiati noi... io. Non vedo più tutto nero come in quei lontani, lontanissimi anni prima del 2000".
La visione con i capelli beve un sorso di birra, l'immagine del metallaro sulla panchina fuori dal Keller si fa più nitida, così come il ricordo di quel periodo. "E come fai? Ora non va mai bene niente... la mattina fatico ad alzarmi perché so già che avrò una giornata di merda, la sera bevo perché chi tu ben sai che ci piace sta con un altro... lo sai, questi pensieri sono dentro di te, in fondo siamo la stessa persona... abbiamo trovato uno scopo? Siamo riusciti a dare un senso alla vita? Hai una donna al tuo fianco che ti vuole bene senza tirarti le storie? Un lavoro... dei soldi...".
Carlo "Charlie" Capotorto, giovane e con i capelliNon posso che sorridere, per quanto la febbre me lo permetta, perché i pensieri del passato sono gli stessi di ora, ma dopo tutto quel tempo è cambiato il modo di vederli ed affrontarli. "No Carlo, non ho capito il senso della vita e continuo a scrivere le stesse castronerie che scrivi tu, non ho una donna vicina perché ho sempre quelle insicurezze che senti anche tu, non ho un lavoro fisso e sono sempre senza soldi...". 
Perplesso sposta i capelli riccioli dietro l'orecchio: "Ma allora come fai a dire che va meglio?". 
Nel frattempo la conversazione si è spostata in bagno e, mentre mi lavo le mani e vedo quella giovane immagine riflessa nello specchio mi convinco sempre più di quel che dico. "Vedi, ora so che le cose non vanno sempre per il verso giusto, so che tante cose non le potrò mai cambiare, ora so aspettare... quando mi trovo accanto ad una donna che mi piace inizio a sproloquiare e poi non combino niente, la lingua inciampa nei denti e le parole perdono senso, proprio come succedeva quand'ero come te, ma adesso non mi deprimo per questo, ci rido su e vado avanti, se poi avrò un secondo appuntamento magari andrà meglio. Non ho un lavoro serio ma continuo a cercarlo, e intanto mi arrangio, poi si vedrà... tanto se mi lamento non cambia comunque niente. Ho fatto tante cose, vissuto esperienze bellissime e seguito tante speranze che ora non le saprei contare, ma non voglio anticiparti niente. La vita andrà meglio, fidati.".
Ormai nuovamente sotto le coperte mi accorgo che sto parlando da solo. Non so se sia stata un'allucinazione o un pensiero talmente potente da farmi sognare un'immagine ma so che quel che ho detto al mio io passato è la pura verità. Sarebbe stato bello se qualcuno mi avesse detto parole simili a quell'età, magari anche un pochino prima, ma anche se non è successo sono cresciuto comunque, e mi piace quel che sono diventato. Credo che questo sia uno dei tanti "segreti" per vivere bene, piacersi. Se gli altri non sono d'accordo con quel che facciamo che si fottano, un po' di sano egoismo, su! 
Ricordo solo di essermi riaddormentato con una domanda: chissà cosa diventerò?

Carlo "Charlie" Capotorto.

venerdì 21 ottobre 2016

Teatro del Sisma - Maratona teatrale 25 Settembre 2016

Forse non tutti sanno che domenica 25 settembre c'è stata una luuuunga maratona teatrale a Colognola, presso il Teatro S. Sisto, per raccogliere fondi a favore delle vittime del terremoto ed in particolare per i comuni di Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto.
Beh, il mio amico Stefano mi ha chiesto di fargli qualche grafica, qualche locandina, e va bene, mi fa piacere nel mio piccolo riuscire ad aiutare, e poi mi è sembrata una buona cosa da fare andare a fotografare tutto. Ho preso dunque la mia Nikon S1 mirrorless e l'ho testata con fotografie al buio (o quasi), e direi che non se l'è cavata male per essere una vecchia macchinetta di fascia media.
Ecco qui le fotografie messe in video e musicate (con le mie cose, ovvio! :D). La piccola animazione iniziale l'ho fatta con Flash, usato forse una o due volte prima, però non è venuta male dai! Hehe.



lunedì 17 ottobre 2016

Un barlume di speranza. - Una storia ad episodi - Parte 8

Un barlume di speranza - PARTE 8

Uno zombie italiano, malato e ubriaco, barcolla dal bagno di una discoteca spagnola, intenzionato a salutare una ragazza olandese e tornare al suo appartamento. Sembra l'inizio di una barzelletta.

Simone si avvicinò ai divanetti di finta pelle dove Hanna, l'olandese volante conosciuta poco prima, lo accolse con un sorriso d'angelo. Le si avvicinò all'orecchio e, usando tutta la forza che aveva in gola per far vibrare le sue corde vocali, le urlò d'esser stanco e che sarebbe andato a casa; ma lei aveva altre idee in testa. Gli prese la mano e lo "spinse" a sedersi accanto alla sua gonna blu, ai suoi capelli dorati, alla spalla scoperta che mostrava una carnagione bianco latte. Appena poggiato il sedere ossuto sugli scomodi cuscini sapeva che avrebbe fatto molta fatica a rialzarsi da li.

"Why you wanna go home? Night's 'till young, let's have another drink and dance for a while, then if you're really tired we can go have a walk at the beach in Barceloneta, I know a nice spot there to relax and watch the sunrise!

"Questa vuole scopare" fu la prima cosa che pensò Simone, subito seguita da "E come diavolo faccio a dirle che non so nemmeno più se mi funziona il pisello? Potrei dare la colpa all'alcol... ma se poi mi vuole rivedere e non riesco ancora? 'Sta tipa è gnocca forte".

"Ok, why not? I go to order drinks, what you drink, beer or cocktail?"

Barcollò sino al bancone ma cambiò subito direzione andando nuovamente in bagno, poi, dopo qualche minuto di fila che sembrò durare un'eternità, finalmente ordinò due birre. Il barista non fece in tempo a portargliele che Simone sentì una mano appoggiarsi alla sua schiena. Si voltò verso sinistra per vedere chi fosse e d'improvviso due morbide labbra si appoggiarono sulle sue dolcemente. 

"Thanks for the beer, let's go dance now!"

Hanna sembrava una ragazza semplice, e forse per questo non si accorse del cuore di Simone, che in un istante gli balzò in gola risvegliando la poca materia grigia non sopita dall'alcol. Continuando a lottare tra paranoie e menefreghismo si ritrovò in una situazione tanto difficile da gestire che rimase momentaneamente immobile, distaccato, pensando all'ironia della vita: aveva aspettato tanto questo momento, poter sentire il calore di una donna è il dono più bello che la vita ci possa fare, ma doveva succedere proprio ora che non gli restava molto da vivere? Afflitto da un male disgraziato come può lasciare altri avvicinarsi a lui senza avvisarli? E cosa dovrebbe dire, di non affezionarsi perché tra poco morirà? Lui che non ha mai avuto troppo da offrire al mondo ora si trova a doverlo lasciare contro la sua volontà, e adesso che si era messo il cuore in pace, consapevole della sua prossima dipartita, qualcuno gli sta donando quel che ha da sempre cercato.
La bellissima spiaggia di Barceloneta, uno scatto notturno a Bercellona
La spiaggia di Barceloneta
Mosse un piede, poi un altro. Raggiunse Hanna e ballò, ballò come se non ci fosse un domani (perché forse un domani non ci sarebbe stato davvero) e lasciò le paranoie in fondo al bicchiere della birra. Si baciarono nuovamente, facendo sparire le centinaia di persone intorno a loro, stringendo lui i morbidi fianchi di lei, appoggiando lei le braccia sulle spalle alquanto ossute di lui. Il ritmo martellante della musica si affievolì e le luci rallentarono, il senso della sua vita si racchiuse in quell'istante, tutto il bello del suo mondo si concentrò in un battito del cuore, in un bacio, uno sguardo... ciò che provò lei non è dato saperlo, ma certo è che, dopo quel bacio, continuarono a ballare prendendosi spesso per la mano, sorridendo.

Erano ormai le quattro passate, il sole si sarebbe svegliato da li a poco, e i due decisero di allontanarsi da quel frastuono dirigendosi verso la spiaggia. Percorsero la strada lunga costeggiando il molo, tenendosi per mano, sino a togliersi le scarpe per affondare i piedi nella fresca sabbia. In silenzio si sedettero l'uno accanto all'altra, lui le stringeva il corpo contro al suo e Hanna lo lasciava fare, due anime sole avevano trovato la compagnia giusta per quella tiepida notte. Tutto era perfetto finché a quell'angelo non venne un'idea, e la tranquillità svanì di botto: ciò che Simone temeva era ad un passo dal realizzarsi.

continua...

sabato 15 ottobre 2016

Articolo RIFIUTI IN MONTAGNA - Vivere la Montagna lug-ago 2016

Al cazzeggio sul web, come spesso accade, ed ogni tanto cerco il mio nome (lo so che lo fate anche voi, dai, non sono il solo...) e mi spunta fuori una pagina, con dominio svizzero, dal nome "Montagne pulite". Subito mi chiedo cosa posso mai centrare io con le montagne pulite... clicco sul link  Articolo RIFIUTI IN MONTAGNA - Vivere la Montagna lug-ago 2016 e mi scarica un pdf dove mi trovo citato per l'articolo dei rifiuti a Valbrembo!
Articolo di un giornale svizzero sui rifiuti in montagna con spunti presi, tra gli altri, dal mio articolo sulla spazzatura a Valbrembo

Che cosa strana... leggo l'articolo e, anche se non c'è molto di ciò che ho scritto io, sono contento d'eeser stato citato tra gli spunti che il signor Alberto Polli, Presidente dell'associazione Svizzera non-fumatori, ha utilizzato per scrivere questo opuscolo.

E, niente, volevo giusto rendervi partecipi di tutto ciò.

A presto!

Carlo "Charlie" Capotorto.

mercoledì 12 ottobre 2016

Audio e foto della presentazione del secondo libro di racconti.

Eccomi finalmente con il video YouTube fatto dalle foto di Sebastiano Trovesi e dall'audio registrato durante la presentazione del mio secondo libro di racconti chiamato "Rapporti difficili. Storie in bicicletta e altri racconti"! A meno che non siate proprio interessati ai miei sproloqui potreste trovare questo audio illustrato alquanto noioso... però se resistete fino alla fine (o mandate un po' avanti") in fondo leggo qualche pagina tratta dal libro! :)



lunedì 10 ottobre 2016

Un bacio tra opposti


Un bacio tra opposti

Sono colui che credi di volere
ma che alla fine scopri di odiare,
quel che arrivata al termine
prendi come esempio da non seguire.

Forse un parte di colpa è anche mia,
dando tutto me stesso creo illusioni
che involontariamente e inaspettatamente
si schiantano non appena mi volto.

Ma se agisco contro me stesso,
trattenendo il fuoco che spinge per uscire,
allora sembrerà una grande menzogna
la mia sola compagnia.

Continuerò a commettere gli stessi errori,
facendo del male al mondo circostante,
perché solo in questo modo
non mentirò al mio cuore.

lunedì 3 ottobre 2016

Un barlume di speranza - Una storia ad episodi - Parte 7


Un barlume di speranza - PARTE 7

Ci mise davvero poco Simone per trovare un nuovo equilibrio, seppur precario, in una nuova città. Aveva già trovato casa, una scuola dove imparare spagnolo, delle ragazze con le quali chiacchierare che da li a poco sarebbero diventate sue amiche e un bel posticino sulla spiaggia, che aveva già fatto suo. In quel momento non gli serviva molto di più, e poco d'altro gli sarebbe servito nel breve futuro rimastogli.
Il coinquilino, padrone di casa, gli spiegò che utilizzava la casa solamente per dormire, dato che i due lavori che faceva lo tenevano impegnato dalle 7:30 del mattino sin dopo le 23:00. Era perfetto, praticamente aveva la casa tutta per se. 
Quella sera non cenò, l'iniezione delle 19:00 gli tolse qualunque voglia, compresa quella di ingerire qualsiasi solido. Da quando i medici gli avevano detto che le sedute di chemioterapia non erano servite a niente decise di smettere, e in cambio era stato riempito di medicine, qualcuna per cercare di rallentare il tumore, altre per rallentare il dolore. "Potremmo anche rischiare di operarti ma dovremmo asportare tutto quanto e vorrebbe dire, in caso di sopravvivenza, vivere attaccato alle macchine per sempre. E la percentuale di sopravvivenza si aggira intorno al 20%". Fanculo i medici, fanculo il tumore, fanculo me. Già, "Fanculo it's the way", questo era diventato il suo modo di approciarsi alle cose, se fosse giusto o meno non sta a me giudicarlo, ma sembrava essere più tranquillo da quando iniziò a pensarla così.

"Ciao Mà, sono io, Simone... come va?"

In una breve telefonata rassicurò la madre, ma non le disse niente sulla sua salute. Le spiegò della casa, del corso di spagnolo e le raccontò di come già si trovasse bene in quella nuova città. In fondo anche lui aveva voglia di sentire sua madre, e sapeva che più avrebbe tardato a telefonarle più si sarebbe preoccupata. Si sentì già meglio, risollevato, come se l'avvisare a casa fosse stato un obbligo, un compito che prima faceva e prima si toglieva il pensiero. Come si dice: "via il dente, via il dolore". 
Una discoteca a Barcellona
Disco in Barcelona
In quell'attimo di leggerezza decise di uscire e capitò al "Ryan", un pub carino a due passi da casa, dove la birra costava un euro a bottiglia... come non approfittarne? E dopo il primo sorso una ragazza si avvicinò a lui e, in inglese, gli chiese se volesse partecipare al "Pub Crawl". 

"What's a pub crawl?", chiese Simone innocentemente.

"A pub crawl is basically a walk trough 6 pubs and clubs here in the area, a nice and fun way to meet lots of people, you pay 10€ and you'll have 1 drink each place plus free entry at the last club... and we don't have to que, we just go in and have fun. If we reach ten people we start, are you interested? We are eight already...".

E certo che era interessato, eccome, sembrava una bella idea per ubriacarsi, conoscere gente e fare un po' di casino. Si spostò, seguendo la ragazza alla quale poi diede il denaro, e si sedette a bere insieme agli altri partecipanti di questo pub crawl. Nemmeno fece in tempo a presentarsi che subito arrivò un altro ragazzo. La promoter raccolse i dieci euro da tutti e spiegò che entro cinque minuti sarebbero partiti, giusto il tempo di finire i drink e andare in bagno: Si parte!
Uscirono tutti, chiacchierando poco, e seguirono la ragazza per la strada. Era un bel gruppetto, di maggioranza femminile, tutti intorno ai vent'anni e con la voglia di divertirsi; a quell'età si sa, basta poco per sentirsi padroni del mondo. Al quarto locale Simone faticava già a reggersi in piedi, senza sapere se la poca forza delle gambe fosse dovuta dall'alcol o dalle medicine continuò il giro, sforzandosi di parlare e conoscere più persone possibili. Con un misto di italiano, inglese e spagnolo inventato al momento rallentò una ragazza olandese che, forse per pietà o compassione, iniziò a prenderlo per mano mentre passeggiavano alla coda della mandria. Sentire il tepore di una mano di donna stringere la sua lo fece sorridere, la morbidezza delle sue dita ingannò il male incurabile di cui era afflitto regalandogli attimi di tranquillità. Era bellissimo. 
Riuscì a stento ad entrare nell'ultimo locale, una discoteca, e subito si diresse in bagno per vomitare. Pianse una singola lacrima vedendo tracce di sangue nel liquame appena espulso a forza e, sciacquandosi la bocca, si guardò allo specchio: un viso pallido e smorto, enormi occhiaie, pochi capelli in testa... sembrava un deportato ebreo appena uscito da un campo di concentramento.
Tornò dalla ragazza olandese con l'intenzione di salutarla e dirigersi a casa a dormire ma, come ben sappiamo, spesso i piani non vanno come desideriamo.

continua...