martedì 10 novembre 2015

Tendini d'acciaio

 Tendini d'acciaio


Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoPoco tempo fa, in un posto non troppo lontano da qui, ebbero luogo fatti curiosi che scaldarono la terra e fecero lacrimare la luna; fatti che ora andrò a raccontarvi. O almeno, illustrerò la mia visione di quel che avvenne, vista dagli occhi sognanti d'un adolescente. 

Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoRoberta correva, come sempre, la mattina presto prima che passasse il pullman della scuola. La vedevo mentre guardavo dalla finestra, prima che iniziassero i cartoni delle sette e venti. Spostavo le tende della cucina con la testa e mentre mamma scaldava l'acqua per il tè lei correva come un fulmine, sempre con la stessa tuta grigia e l'espressione determinata di chi si prefigge un obiettivo. Io non ne avevo uno ma presto la mia vita sarebbe cambiata. 

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Di solito preferisco fare il bagno ma oggi sono in ritardo e mamma, dopo la colazione, mi ha aiutato a fare la doccia. In fretta e furia siamo saltati in macchina e sfrecciati via. Non mi piace quando andiamo veloci in macchina ma il nonno continua a chiamare al telefono dicendo che tutti stanno aspettando solamente noi. 

Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoSembrano molto gentili qui. Sono appena arrivato e già sento addosso gli sguardi della gente, pieni di giudizio mentre uniscono le sopracciglia e muovono il volto appena appena indietro, come per prendere le distanze. Conoscevo bene quell'espressione. Da quando ho occhi per vedere lo stesso sguardo, lo stesso disprezzo mi perseguita. Ora però è diverso, con le braccia che mi metteranno potrò essere anche io un bambino normale, tra poco anche io potrò fare le cose da solo. Ora... ora devo contare 10... 9... 8... 7... .

Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoMi sento debole, stanco, pesante. Non riesco a tenere gli occhi aperti. Mamma dice di dormire... . Credevo d'aver chiuso gli occhi appena un attimo ma sembra che io abbia dormito per due giorni interi. Sono ancora nel letto dell'ospedale, intorpidito. Ho due cose pesanti attaccate alle spalle. Le mie due braccia nuove. Mi hanno sempre detto che non potevo perder tempo ad essere triste, facendo dei pensieri i miei macigni. Mi dicevano che tutto sarebbe andato meglio, col tempo. 

Sono passati sette giorni ormai e finalmente posso uscire da questa stanza. Ancora non muovo le braccia, le fasce sulle spalle e sulla schiena mi tirano la pelle dandomi fastidio. Pesano. Sogno di giocare a basket palleggiando come un matto, tenendo la palla tra le mani e lanciarla nel canestro. Mi è sempre piaciuto vedere i giocatori alla tv. 

Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoLeggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoFinalmente dopo dieci giorni tolgono le fasce dalle dita, piano piano, e poi dalle mani. Mamma guarda commossa mentre sfilano le bende facendole girare, tirandole verso l'alto. Sono davvero le mie mani? Non riesco ancora a capire come muovermi ma finalmente mamma ha deciso di portarmi a casa. Mi piace stare a casa, sul divano, mentre nonno mi racconta le sue storie di guerra. Mi racconta sempre di quando ha perso il braccio e che se lui è sopravvissuto anche io ne avrò la forza. 

La ventitreesima mattina le mie braccia nuove finalmente hanno deciso di funzionare. Ecco Roberta correre sulla strada. Ecco la mia mano che ha scostato la tenda. É strano, mi sento un robot, come nel film di Terminator. Oggi per la prima volta sono riuscito a vestirmi senza grattarmi la faccia sul letto. Oggi rido come un pazzo senza motivo, sono felice. Ora potrò fare le cose da solo, non pesare più sulla mamma e sul nonno. Ora potrò fare tutto senza chiedere aiuto a nessuno.

Ora che ho le braccia potrò spingere la carrozzella da solo.

FINE.


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