sabato 4 luglio 2015

Musica a pedali

Non mi sono dimenticato di voi amici lettori, ma come sempre le circostanze ci obbligano ad utilizzare le nostre energie per mille e mille cose diverse quindi più lentamente ma scrivo continuamente. Presto vi potrò invitare ad un altra presentazione del libro Bergamo in blue e stavolta ci sarà anche un lettore d'eccezione! Continuate a seguirmi o qui o su Facebook a questa pagina e saprete cos'avrà riservato il destino per noi.

Intanto per la vostra pazienza e sostegno vi regalo questo micro-racconto che, con molta probabilità, sarà inserito nel mio prossimo libro. Se trovate errori grammaticali segnalatemeli o soprassedete, ma in entrambi i casi cercate di godervi questo pensiero così com'è stato lanciato sulla tastiera.



Musica a pedali

Un, due, tre...un, due, tre, quattro, un, due, tre...chiudi gli occhi con il vento in faccia, lascia l'immaginazione vagare tra le note di quella canzone, lasciati accarezzare dalla brezza data dalla spinta d'un pedale...un, due, tre, un, due, tre, quattro...una mazurca inebriante, con accenni arabeschi, passa da un orecchio all'altro trovando nel mezzo l'elasticità d'un cervello allenato. Romantiche musiche d'altri tempi accompagnano il viaggio di chi meta non ha, seminando con velocità e distanza pensieri opprimenti, assordandoli con un assolo di violino e un sincopato ritmo di fisarmonica. L'amica luna sopperisce alla solitudine del viaggiatore a pedali, che da tanto non riposa le sue stanche gambe, raccontandogli con le sue ombre storie di amori passati, ballando e muovendosi anch'essa in ternario, radunando tutte le stelle per un circolo nel buio. Ed ecco arrivare una chitarra, lei sorride guardando negli occhi chi la vuole guardare e regala forza al viaggiatore che va avanti senza saper dove andare...un, due, tre, un, due, tre...solo l'incalzante emozione d'un cuore colmo di speranza potrà capire le scarpe rotte, la maglia bucata, una bicicletta senza marce, un campanello stonato. Pedala mormorando il ritmo di clandestine, scorgendo fantasmi di dame e cavalieri roteare nell'aire circostante, li vede correre parallelamente alla sua lentezza, si morde le labbra e guarda la tonda palla fredda e tenera lasciar luce al sole che da tempo immemore la sovrasta spingendola più in là. Bisogna fermarsi ora, ad ammirar le sue luci e assorbirne il calore per ricaricar la pelle di energia. Bisogna dormire ora, dopo una notte di danze e sudori, di fatica nel riportare a casa un corpo stanco ma allegro. Bisogna chiudere gli occhi per sognare una vita normale, fatta di brutture e carognate, perché non è la realtà d'una danza sfinente ciò che possiamo chiamar vita; o forse si? Senza dubbio alcuno è un piacevole diversivo, che renderà le ore a venire più leggere.

Fine.

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