martedì 22 dicembre 2015

Se vuoi smettere di pensarci ci penserai ancora di più

E continuiamo a farci del male. Perché l'animo non si da pace, cerca in ogni modo di sviare il pensiero concentrandosi in attività più disparate e, conscio del fatto che deve dimenticare, tenta forzatamente di sfumare i ricordi. Ma ben sappiamo che non è facile. Quando ad un bambino diciamo che non può fare qualcosa lo spingiamo a farla, innocentemente, e la mente (o quantomeno la mia) funziona allo stesso modo: più mi sforzo e provo ad andare avanti per lasciare ciò che devo abbandonare, più il pensiero dello stesso torna indietro ancora più intenso. Non ho ancora imparato a vivere nel mondo dei grandi.

Se vuoi smettere di pensarci ci penserai ancora di più


Senza motivo ci si trova immersi
in migliaia di pensieri irrisolti,
alcuni di grande bellezza,
altri di estrema malinconia.

Riflettendoci meglio il motivo si scopre,
lasciando il sognatore confuso,
e lo squarcio provocato dalla mancanza
pulsa come una vena interrotta,
il vuoto si diffonde senza barriera
ove soltanto campeggia alcol.

Poco importa del resto
se non si riesce a unire i punti
e chiudere la voragine,
sappiamo bene che anche aspettando
la pelle si rimargina da sola,
ci vuole solo più tempo.

Ma intanto duole.

Masochisticamente guardi l'ultimo biglietto,
quel cuore disegnato con innocenza,
quelle parole semplici ma complici,
e ti chiedi come mai...

Ascolti una canzone e ricordi lei,
guardi un oggetto e ancora lei,
chiudi gli occhi e ancora lei.

Non resta che fissare a lungo il sole,
lasciandosi inebriare dal calore
e accecare dai suoi raggi,
in modo da accogliere 
qualcosa di più grande,
accontentandosi di un calore superficiale
che non riesce ad entrare.

Smetti di pensare al suo sorriso,
alle sue labbra, alla sua pelle,
al suo seno, alla sua gioia.

Ma intanto duole.

sabato 19 dicembre 2015

Spero serva a qualcosa


Quando il presente sfugge di mano in quel che pare un istante sembra irreale. Ciò che prima era a portata di mano ora è così lontano, strappato dall'irragionevole necessità di durezza e bisogno d'indipendenza, sfumato con un arrivederci. Ma al cuore non si comanda, lo sappiamo tutti e lo sappiamo bene, e allora perché inseguiamo la solitudine? É davvero l'unico modo per andare avanti? Non ho risposta a questa domanda e, dopotutto, non ho ancora capito cosa o come è successo, ma so che qualcosa ora in me manca davvero. Spero che tutto questo alla fine serva davvero a qualcosa.

Spero serva a qualcosa


Risvegliarsi nella realtà
d'un sogno mai sognato prima
è come sentire una musica lontana
e incamminarsi per raggiungerla;
è un po' come scoprire per caso
nuove note di una canzone conosciuta.

Una novità già quasi normale,
come fosse quasi ovvio
ma per niente scontato.

Chiudo gli occhi 
e sento il tuo corpo 
ancora così vicino al mio
che quasi la pelle non distingue padrone,
alzando le spalle la mente
vuole ignorare qualsiasi possibile confine.

Consapevole dei limiti già detti
so che il mio cuore
li ha già dimenticati.

Il letto sembra un campo di battaglia
e forse non lo sa ma lo è davvero.
Pare una trincea, dove nudi soldati
si sono incontrati senza scontrarsi.
Pare una trincea, dove nudi soldati
hanno fatto l'amore invece della guerra.

C.

sabato 21 novembre 2015

I consigli della notte


A volte (ma anche abbastanza spesso) scrivo poesie o semplici pensieri, non tanto spesso li condivido perché nascono dal vomito secco raschiato da terra dopo continui pugni allo stomaco e non sempre voglio darvi questo sguardo su di me. Oggi però sono stanco, mi sento debole e più fragile del normale, vi lascio allora queste righe deliranti (che magari contengono errori grammaticali ma non fateci caso dai... ) che forse qualcuno leggerà; e se davvero qualcuno le leggerà può darsi che ne possa trarre qualcosa di buono. 

I consigli della notte.


So che mi amerai fino alla fine della notte
e che l'indomani, poi, sarà tutto diverso.

Non voglio perdere l'occasione di scoprire
cosa fa di te la persona che sei,
mi lascerò andare più che potrò,
dimenticando pretese di esclusività,
così da godere ogni attimo passato insieme;
così da trarre beneficio dalla tua vicinanza.

Tanto ebbro per infischiarmene delle voci
ma non abbastanza per non sentirle.

Non voglio perdere momenti di tenerezza,
quelli che capitano sempre più raramente,
ma ho sempre paura che i miei demoni
li possano trasformare e manipolare
in qualcosa che poi, in futuro, 
senza ritegno mi vadano a tormentare.

Devo dunque scappare dalle tue mani?
Devo rifiutare la tua pelle?
Devo allontanare le tue labbra?
Devo voltare lo sguardo ai tuoi occhi?

So che mi amerai fino alla fine della notte
e che l'indomani, poi, sarà tutto diverso,
ma dentro rimarrà il tuo odore ad accarezzarmi
finché un altra prenderà il tuo posto.

Chissà se è quello che voglio davvero.

C.

martedì 10 novembre 2015

Tendini d'acciaio

 Tendini d'acciaio


Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoPoco tempo fa, in un posto non troppo lontano da qui, ebbero luogo fatti curiosi che scaldarono la terra e fecero lacrimare la luna; fatti che ora andrò a raccontarvi. O almeno, illustrerò la mia visione di quel che avvenne, vista dagli occhi sognanti d'un adolescente. 

Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoRoberta correva, come sempre, la mattina presto prima che passasse il pullman della scuola. La vedevo mentre guardavo dalla finestra, prima che iniziassero i cartoni delle sette e venti. Spostavo le tende della cucina con la testa e mentre mamma scaldava l'acqua per il tè lei correva come un fulmine, sempre con la stessa tuta grigia e l'espressione determinata di chi si prefigge un obiettivo. Io non ne avevo uno ma presto la mia vita sarebbe cambiata. 

Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" Capotorto
Di solito preferisco fare il bagno ma oggi sono in ritardo e mamma, dopo la colazione, mi ha aiutato a fare la doccia. In fretta e furia siamo saltati in macchina e sfrecciati via. Non mi piace quando andiamo veloci in macchina ma il nonno continua a chiamare al telefono dicendo che tutti stanno aspettando solamente noi. 

Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoSembrano molto gentili qui. Sono appena arrivato e già sento addosso gli sguardi della gente, pieni di giudizio mentre uniscono le sopracciglia e muovono il volto appena appena indietro, come per prendere le distanze. Conoscevo bene quell'espressione. Da quando ho occhi per vedere lo stesso sguardo, lo stesso disprezzo mi perseguita. Ora però è diverso, con le braccia che mi metteranno potrò essere anche io un bambino normale, tra poco anche io potrò fare le cose da solo. Ora... ora devo contare 10... 9... 8... 7... .

Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoMi sento debole, stanco, pesante. Non riesco a tenere gli occhi aperti. Mamma dice di dormire... . Credevo d'aver chiuso gli occhi appena un attimo ma sembra che io abbia dormito per due giorni interi. Sono ancora nel letto dell'ospedale, intorpidito. Ho due cose pesanti attaccate alle spalle. Le mie due braccia nuove. Mi hanno sempre detto che non potevo perder tempo ad essere triste, facendo dei pensieri i miei macigni. Mi dicevano che tutto sarebbe andato meglio, col tempo. 

Sono passati sette giorni ormai e finalmente posso uscire da questa stanza. Ancora non muovo le braccia, le fasce sulle spalle e sulla schiena mi tirano la pelle dandomi fastidio. Pesano. Sogno di giocare a basket palleggiando come un matto, tenendo la palla tra le mani e lanciarla nel canestro. Mi è sempre piaciuto vedere i giocatori alla tv. 

Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoLeggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" CapotortoFinalmente dopo dieci giorni tolgono le fasce dalle dita, piano piano, e poi dalle mani. Mamma guarda commossa mentre sfilano le bende facendole girare, tirandole verso l'alto. Sono davvero le mie mani? Non riesco ancora a capire come muovermi ma finalmente mamma ha deciso di portarmi a casa. Mi piace stare a casa, sul divano, mentre nonno mi racconta le sue storie di guerra. Mi racconta sempre di quando ha perso il braccio e che se lui è sopravvissuto anche io ne avrò la forza. 

La ventitreesima mattina le mie braccia nuove finalmente hanno deciso di funzionare. Ecco Roberta correre sulla strada. Ecco la mia mano che ha scostato la tenda. É strano, mi sento un robot, come nel film di Terminator. Oggi per la prima volta sono riuscito a vestirmi senza grattarmi la faccia sul letto. Oggi rido come un pazzo senza motivo, sono felice. Ora potrò fare le cose da solo, non pesare più sulla mamma e sul nonno. Ora potrò fare tutto senza chiedere aiuto a nessuno.

Ora che ho le braccia potrò spingere la carrozzella da solo.

FINE.


Leggi gratis Tendini d'acciaio, un racconto di Carlo "Charlie" Capotorto

domenica 8 novembre 2015

Paolo il pinguino puzzone


Paolo il pinguino puzzone, un tautogramma di Carlo "Charlie" Capotorto

Paolo il pinguino puzzone


Paolo passava il tempo pescando piccoli pesci, per prepararsi al periodo di freddo polare, pettinandosi poco e pagando ancor meno attenzione alla pulizia. Un giorno però vide Priscilla passeggiare piano sulla pianura ghiacciata, allora pattinò sino a raggiungerla ma lei si pietrificò: "Puzzi peggio di un pesce putrefatto!", polemizzò la pinguina picchiettandogli sulla pelata, e prontamente proseguì. Paolo pianse ma senza patire troppo, subito placò la pesantezza provò a pulire ogni poro della sua pelle pensando più a Priscilla che alla sua pulizia, prendendo per pulite parti ancora puzzolenti. Nel pomeriggio passò nuovamente lei e Paolo le si avvicinò: "Ho pulito a pieno pure le parti più particolari pur di piacerti!", ma queste parole probabilmente passarono come polvere sotto la pioggia, peggiorarono la percezione che Priscilla aveva di lui piallando ogni possibilità. Subito però si palesò Pamela, che trovò particolare la pittoresca proposta, e prese la pinna di lui portandolo, senza parafrasare, a pescare pesci nella pozza. Priscilla penosamente capì d'averlo perduto mentre i due puzzoni percorrevano piano il piacevole percorso della vita.

giovedì 29 ottobre 2015

Stefano Masa interpreta Bergamo in blue

Stefano Masa interpreta Bergamo in blue


Stefano Masa interpreta una paginetta del mio libro, l'avete già sentito?


giovedì 15 ottobre 2015

Morte sulle mura - Un bergagiallo

Morte sulle mura - Un bergagiallo


Come al solito è tanto che non vi scrivo, sono impegnato... sempre impegnato in cose serie e poco serie, più inutili che utili, ma vedremo cosa il futuro ci riserverà. Nel frattempo ho rispolverato dagli archivi del mio stoicissimo MAC un raccontino giallo, scritto l'anno scorso, che provai ad inviare ad un concorso con risultati fallimentari e che da allora giace dimenticato. Quale occasione migliore di questo mio personalissimo blog per diffonderlo tra la mia piccola cerchia di lettori? Abbiate pietà di me in caso (alquanto sicuro... ) troviate errori ortografici o se volete segnalarmeli tramite commento sarò ben felice di correggere il racconto con le vostre segnalazioni. :) Eccolo qui dunque:


Morte sulle mura

di Carlo Capotorto

Morte sulle mura, racconto giallo di Carlo Capotorto ambientato a Bergamo, leggi gratis la storia di un omicidio
Morte sulle mura - Un bergagiallo
Ero appena rientrato nel mio appartamento dopo una notte insonne passata da un pub all'altro fino alle quattro del mattino. Poi chiudono tutti, fortuna che in via Quarenghi c'è sempre un posto dove comprare qualche alcolico. Seduto sulle panchine della Coin mi sono scolato l'ultima Poretti aspettando l'alba prima di rientrare a casa, riflettendo sulla mancanza di lavoro che ultimamente affligge me come tanti altri. E come succede spesso quando si pensa o si parla di qualcosa finisce per accadere. Suona il campanello. Una donna bionda si è presa la briga di salire al quarto piano e mostrarsi allo spioncino. Stropiccio gli occhi e apro la porta: -"Posso aiutarla?", dico trattenendo uno sbadiglio. Sento l'odore di birra uscirmi dalla bocca mentre parlo. Lo sentirà sicuramente anche lei. -"Prego, entri pure, stavo per preparare un caffè... perdoni il disordine ma... il cane... prego, si sieda pure". Do sempre la colpa a Jerry, solitamente funziona, un boxer di 35kg in un monolocale non è mai ben visto. Carico la moka e mentre prendo due tazze pulite dallo scaffale cerco di nascondere un po' di spazzatura lasciata in giro. -"Mi scusi ma non aspettavo ospiti... immagino sia qui per affidarmi un incarico...". La donna si mette a piangere. Odio quando succede. Sono quasi due anni che lavoro come investigatore privato e la maggior parte delle volte mi assumono per pedinare mogli o mariti infedeli... ma sento che non è questo il caso. Dopo un intero pacchetto di fazzoletti e una bella tazza di caffè nero bollente inizia a raccontarmi di suo figlio: -"Dicono che si è suicidato ma non posso crederci, era felice, aveva appena finito l'università e avrebbe iniziato uno stage a settembre. Dani era un ragazzo tranquillo, non si è suicidato, non è possibile". Ricomincia a piangere. -"Posso iniziare a controllare il rapporto della polizia e verificare se c'è qualche irregolarità e poi eventualmente ci risentiamo. Mi servono nome e cognome di suo figlio e qualsiasi altra informazione che secondo lei dovrei sapere. La mia tariffa è di 60 euro al giorno...". La donna mi porge delle fotocopie di documenti del figlio: carta d'identità, cronologia del conto bancario, l'elenco dei numeri telefonici presenti sul suo cellulare e una lista di amici e conoscenti. Questo mi facilita decisamente il lavoro. Fruga nella borsa e aprendo il portafoglio tira fuori trecento euro -"Questi dovrebbero bastare per i primi giorni, la prego mi faccia sapere qualcosa appena scopre cos'è successo a Daniele". 

Appena esce ricontrollo i soldi. Sono veri! Mi lancio sotto la doccia cercando di lavar via la sbronza e la stanchezza della notte ricapitolo le parole della donna. Questa volta ho tra le mani quello che sembra un caso vero e proprio, finalmente potrò testare le mie capacità investigative. Ho iniziato quasi per scherzo durante la crisi del 2011 rispondendo ad un annuncio sul giornale che ancora ricordo perfettamente: "AAA Cercansi giovani per attività investigativa, indispensabile spiccata attenzione per i dettagli". Ora a ripensarci mi vien da ridere, ho lavorato un anno per quell'agenzia prima di mettermi in proprio e guadagnare in una settimana quel che loro mi davano in due mesi. Ma intanto mi sono costruito una rete di contatti e, cosa ben più importante, una reputazione. Controllo su internet notizie riguardanti il suicidio, trovo ben più del necessario quando leggo l'articolo del "L'Eco": "Nella notte fra Mercoledì e Giovedì un giovane venticinquenne, D.M., si è tolto la vita lanciandosi dalle mura di Città Alta. Una testimone afferma di averlo visto fumare una sigaretta seduto sulle mura di cinta e, poco dopo, di aver sentito un urlo ma non aver visto nessuno nei paraggi. La stessa testimone ha chiamato la polizia locale che ha confermato l'accaduto. Si tratta di un tragico suicidio, apparentemente inspiegabile, di un ragazzo neolaureato alla facoltà di psicologia di Bergamo con 110, fidanzato e in attesa di iniziare il suo primo lavoro. La famiglia non ha voluto rilasciare dichiarazioni, ma gli amici lo ricordano come un giovane tranquillo e sempre con il sorriso sulle labbra. É proprio vero che spesso le apparenze ingannano.". Chiamo il mio contatto alla polizia sperando che possa darmi qualche informazione utile e la fortuna mi assiste ancora una volta quando scopro che proprio lui era di pattuglia quando hanno trovato il corpo di Daniele. Lo incontro poco dopo in un bar vicino casa. Claudio è un poliziotto anomalo, sembra tutto fuorché uno sbirro, ma spesso mi è d'aiuto quando mi servono rapporti o informazioni. Si avvicina al bancone e preme la sua pancia enorme sul bordo sporgendosi per controllare se ci sono ancora brioches nascoste. Lo fa tutte le volte, è odioso quanto prevedibile. Faccio scivolare il piattino con un croissant accanto al suo caffè e, mentre voracemente lo morsica facendo sbordare tutta la marmellata, gli spiego su cosa sto lavorando. É successo pochi giorni fa quindi la memoria dovrebbe essere ancora fresca. Mi spiega dove è successo e aggiunge una moltitudine di dettagli completamente inutili come il colore della maglietta o quanta luce faceva la sua nuova torcia in dotazione. 

Oggi c'è il sole, è un'ottima giornata per portare Jerry sulla scena di un suicidio ma prima mi conviene far due chiacchiere con la fidanzata del ragazzo.

Grazie ai documenti che mi ha dato la madre rintraccio velocemente Arianna. Una bella ragazza dai capelli mori che mi incontra fuori dall'università in città bassa. Mi si avvicina accompagnata da un paio di amici -"Ciao, tu devi essere Arianna... loro sono tuoi compagni di università?". Li guarda e sorride -"Si, sono io, loro hanno voluto venire con me, se uno strano tizio mi vuole incontrare per chiedermi di Daniele mi sembra naturale non presentarmi da sola... lui è Silvio e lui Christian.". La fame inizia a farsi sentire e loro sono ragazzi, mangiano sempre. Li convinco a prendersi un kebab e, sedendoci sui gradini del Piazzale degli Alpini, inizio un vero e proprio interrogatorio. Non mi è mai piaciuto fare troppe domande ma nella sua tristezza sembra che lei non abbia nessun problema a rispondere a qualunque cosa le chiedo, mentre i due ragazzi con la quale è venuta sembrano quasi imbarazzati nel sentirla parlare del rapporto che ha...che aveva con il morto. -"Era tutto perfetto insomma, avete festeggiato la laurea e passato un weekend al mare, Daniele aveva trovato uno stage e sembrava gli interessasse... perché si è buttato secondo te? Cos'è successo che non mi vuoi dire?". L'amico Silvio le porge un fazzoletto notando le lacrime che iniziano a sgorgare dagli occhi pieni di dolore. -"Niente, proprio niente" dice singhiozzando -"Andava tutto bene, eravamo felici e adesso... non lo so cos'è successo... non lo so...". Scoppia in un rumoroso pianto e non riesco più a tirarle fuori una parola. Silvio mi dice che anche nella squadra di calcetto andava d'accordo con tutti, mai un litigio né una discussione: -"Quando qualcosa non andava ci si beveva una birra tutti insieme e amici come prima". Un perfetto venticinquenne insomma. Non mi sono stati molto d'aiuto, ma piano piano inizio a mettere insieme i pezzi, spero di scoprire qualcosa di più vedendo il luogo del suicidio... o del delitto.

Dopo mezz'ora di cammino arrivo in Città Alta completamente sudato e con il cuore che vorrebbe esplodere da quanto pompa nel petto mentre Jerry è fresco come una rosa. Appena visto il parco ha iniziato a saltare come un pazzo finché non gli ho tolto il guinzaglio, ora corre avanti e indietro e intorno a quella roccia enorme. Non ho mai capito cosa fosse. Non credo che questo parco abbia un nome, è l'ultimo in cima a via della Fara, vicino a porta San Lorenzo, non ci viene molta gente qui di solito. Mi sporgo, tenendomi saldo con una mano al muretto, e vedo l'erba schiacciata dov'è caduto il corpo. Perlustro la zona ma non vi sono tracce di alcun genere, giusto qualche mozzicone di sigaretta e sporcizia varia, niente che sembra importante. Mentre decido di scendere per vedere meglio la zona noto Jerry annusare una pista... mi guarda e abbaia, vuole attraversare la strada. Lo raggiungo e appena messo il guinzaglio mi tira dall'altra parte e poco dopo imboccata una viuzza abbaia di fronte ad una vecchia porta verde socchiusa. Lo prendo come un invito ad entrare. Richiusa la porta alle mie spalle salgo dei gradini ricavati in modo abbastanza grezzo schiacciando la terra coperta con dei rami e mi ritrovo in un grande giardino selvaggio... seguo il piccolo sentiero che costeggia il muro fino ad arrivare ad uno spiazzo. Qui delle strane impronte attirano la mia attenzione: scarponi da uomo con accanto, a circa mezzo metro di distanza, tre piccoli buchi disposti a triangolo, quasi fosse il segno di un cavalletto fotografico... ma pare pesante per lasciare quei solchi profondi quasi un centimetro nella terra... e molto stretto per un cavalletto. Vicino alle impronte una lattina di birra da discount ancora piena ma parecchio ammaccata e con degli strani graffi sui lati. Fotografo tutto come abitudine, non vorrei mai che mi sfuggisse qualche dettaglio. Metto i piedi nel punto esatto delle impronte e noto una visione molto chiara di tutto il parco. Qualcosa non va.

Scendo sotto le mura percorrendo porta San Lorenzo e costeggio quella parete altissima fino ad arrivare al punto dove il ragazzo è caduto. Mi sposto indietro guardando le mura per cercare qualche segno ma non vedo nessuna macchia né di sangue né di altro, nessun dettaglio interessante. Piano piano allontanandomi entro in un vero e proprio bosco... non sono mai stato da queste parti. Jerry si comporta da cane correndo e annusando qualunque cosa ed io, tanto per cambiare, mi comporto da detective quando finalmente scopro qualcosa di strano sul tronco di un albero: tre piccoli fori, due abbastanza vicini tra loro mentre uno più spostato verso l'alto, fatti da qualcosa che ha trapassato la corteccia e si è fermata sul legno. Ho capito tutto. 

Dopo una breve ricerca sullo smartphone scopro che il mio sospettato vive da solo in una casa appena fuori città. Porto Jerry all'appartamento e gli verso un'abbondante dose di crocchette che inizia subito a divorare spargendole ovunque. Salto in sella alla mia fedele bicicletta e con qualche cigolio raggiungo l'indirizzo prima che arrivi sera, mi apposto nella speranza di confermare i miei sospetti ma lo vedo seduto sul divano, fisso davanti alla tv. Dopo poco meno di un'ora la mia impazienza ha il sopravvento e decido di suonare il campanello. Apre la porta senza nemmeno chiedere rispondere al citofono e me lo trovo davanti in ciabatte con un bicchiere di birra in mano. -"Buonasera, scusa se ti disturbo, ti ricordi di me? Ci siamo visti nel primo pomeriggio". Con un volto sorpreso annuisce e senza nemmeno chiedermi cosa voglio mi fa entrare. -"Si accomodi, prego, stavo guardando la partita... le posso offrire qualcosa? Una birra?" Mi siedo su una piccola poltrona nel salone mentre lo sento stappare una lattina e versarla, arriva porgendomi una piccola caraffa di birra chiara dopodichè torna in cucina a prendere altre due lattine e rientra in salotto lasciandosi inglobare dal divano sfondato. Beviamo un paio di sorsate quando un giocatore della sua squadra segna un rigore -"Non è male questa birra, dove la prendi?" chiedo. Mi guarda e prendendo una lattina in mano mi dice che costa poco -"É la birra dell' LD, ce n'è uno proprio qui dietro casa...". Ho già visto questa lattina proprio oggi pomeriggio, questo conferma la mia teoria e la fotografia sullo scaffale della libreria è il dettaglio che mi serviva per farlo confessare. Mi alzo in piedi e parto all'attacco prendendo la cornice in mano -"Vedo che tu e Arianna eravate intimi... ex fidanzati?". Fa un verso nasale e sorride, mi guarda alzando le sopracciglia e si riempie il bicchiere. -"Perché non arriva al dunque?" mi chiede con tono arrogante. Forse è ora di giocare tutte le mie carte. -"So che l'hai ammazzato tu ed ora ho anche il movente: gelosia. Niente di più banale che uccidere per una donna, sei un assassino banale, Silvio, astuto ma banale.". Mi fermo un attimo... voglio vedere se cede... "Questo pomeriggio quando hai dato i fazzoletti ad Arianna ho notato dei segni rossi tra le dita indice e medio della tua mano destra e un piccolo solco sulla tua guancia...non ci ho fatto troppo caso ma poi in Città Alta ho scoperto una posizione di appostamento con dei segni di cavalletto e poco dopo, a formare una linea retta tra l'appostamento e dove è caduto il corpo, dei buchi su un tronco. Da quanto tempo tiri con l'arco Silvio? Devono essere parecchi anni se dopo solo due prove ti sei sentito tanto sicuro... .". -"Dodici anni" risponde tranquillo. -"Vederti bere la stessa birra trovata accanto alle impronte è stata un ulteriore conferma. Hai rischiato però: non potevi sapere se Daniele sarebbe caduto semplicemente sfiorandolo con una freccia, poiché la lattina caduta durante le tue prove non era una garanzia.". Mi fissa scuotendo la testa -"Daniele aveva paura di tutto, si spaventava se vedeva un insetto o se sentiva qualcuno urlare... e quella sera la sua mancanza di coraggio l'ha fatto cadere. Stava fumando una sigaretta sulle mura, come faceva ogni Mercoledì dopo l'allenamento di calcetto, guardando il parco, dando le spalle al vuoto. Sapevo di questa sua abitudine e appena finito l'allenamento sono corso in quel giardino dove avevo appoggiato l'arco sul suo cavalletto. Aveva quasi finito di fumare quando finalmente è arrivata l'occasione che aspettavo: una ragazza che faceva jogging passò sul marciapiede accanto al parco e in quel momento ho scoccato. La freccia gli ha sfiorato la guancia e questo è bastato per spingerlo all'indietro e farlo cadere. Il suo urlo ha richiamato l'attenzione della ragazza che correva... con un testimone tutto sarebbe stato credibile. Quel bastardo mi ha rubato Arianna senza nemmeno prendersi il disturbo di nascondersi, li ho incrociati per strada mano nella mano e loro mi hanno guardato, senza dire nulla. Come se fosse normale. Dopo poco meno di un mese si sono fidanzati ufficialmente... le pare possibile?". Non potevo crederci, ha praticamente confessato tutto. Dovevo portarmi un registratore. -"Però signor investigatore ho paura che questa storia non la potrà raccontare a nessuno...non si sente un po' stanco?". Effettivamente la testa mi gira e mi sento debole, la vista mi si appanna... ma che... -"Il veleno che le ho sciolto nella birra ormai dovrebbe aver fatto effetto, si addormenti pure sulla poltrona, penserò io a tutto il resto..."

La signora Marini provò molte volte a contattare l'investigatore privato che aveva assunto per scoprire qualcosa sulla morte poco chiara del figlio ma non riuscì più ad avere notizie, bussando alla sua porta di casa l'unico rumore che si udiva era l'abbaiare del suo grosso cane. Preoccupata andò alla polizia per denunciare l'accaduto ma nessuno si prese davvero la briga di indagare sulla scomparsa di un investigatore alcolizzato. Fu così che si persero le tracce di Luciano Parilli e del suo promettente fiuto per intrighi ed inganni... credo questa non sia l'ultima volta che sentiremo il suo nome e probabilmente la prossima volta che un sospetto assassino ci offrirà una birra declineremo gentilmente o la stapperemo con le nostre mani.

FINE?

mercoledì 16 settembre 2015

Qualche novità - si cerca un editore!

Perdonatemi, è tanto che non aggiorno questo blog. Non perché io sia stato particolarmente occupato con chissà quali attività ma perché non c'erano molte cose da dirvi...fino adesso. 

Il libro "Bergamo in blue" non ha riscosso troppo successo ma credo, anzi, ne sono convinto, che fosse per la mancanza di un editore serio (avevo scelto di autopubblicarlo con la piattaforma Youcanprint ma non essendoci distribuzione è un casino...), quindi per il mio prossimo libro sono alla ricerca di una casa editrice! Ah, non vi avevo detto che stavo scrivendo altri racconti? Beh, ora lo sapete. Vi dirò di più, ne ho attaccati 20, alcuni molto brevi mentre altri oltre le 10 pagine, per un totale di circa 160 pagine! I racconti come al mio solito sono abbastanza slegati tra loro ma la maggior parte di loro ha un tema a cuore: la bicicletta! Ho preparato dunque una copertina provvisoria che potete vedere allegata a queste parole e sto facendo correggere i racconti da altri occhi (purtroppo "Bergamo in blue" è stato stampato con tanti errori...è anche lui in fase di correzione e poi, probabilmente, di ristampa).

La ricerca di un editore non è per niente facile ma, dopo un estenuante copia e incolla di nomi, mail e indicazioni, sono arrivato ad una lista di possibili invii:


ALBATROS
LUBRINA
MARNA
AD EST DELL'EQUATORE

CAIRO EDITORE
EINAUDI
GILGAMESH
GIUNTI
LA GRU
TRE DI TRE
PULP EDIZIONI
AVAGLIANO
NARRATIVA EDITORE
TERRE DI MEZZO
NEO.
NOTTETEMPO
NUTRIMENTI

Alcuni nomi di questa lista sono conosciuti, altri meno, ma sembra che siano gli unici ad accettare inediti. Entro breve manderò il mio nuovo lavoro e terrò le dita dei piedi incrociate per 6 mesi (tempo medio di risposta), quindi saprò darvi notizie del mio destino entro APRILE 2016!! Una data sin troppo lontana vero? Purtroppo è così, c'è chi risponde subito (una delle sopra citate mi ha già detto di non essere interessata...) e c'è chi sul proprio sito dà tempi di attesa di 8 o 9 mesi, restiamo con il fiato sospeso...







martedì 14 luglio 2015

Presentazione "Bergamo in blue" a Treviglio

Presentazione libro Bergamo in Blue di Carlo Capotorto, malinconia, tristezza, storie fantastiche ed attuali, moderni eroi senza futuroSono felice di comunicarvi che Sabato 1 Agosto presso l'EX FORO BOARIO a Treviglio farò nuovamente una presentazione del libro così, chi la prima volta se l'è persa, può venire ad ascoltarmi e poi fermarsi a chiacchierare!

Dalle 20.15 alle 21.00 la giornalista Micaela Vernice 
si è gentilmente offerta volontaria per farmi ancora qualche domanda così da non rimaner da solo a raccontare il libro...e in più questa sera la presentazione sarà intermezzata con letture (una o due) di Stefano Masa tratte dal libro!


Dopo le 21.00 inizierà il concerto de I TURISTI + Letifica che ci faranno ballare e sudare con il loro rock italiano!!

Qui trovate l'evento Facebook.

Una serata da non perdere! E stavolta non scappate via subito dopo la presentazione che ci si beve una birra in compagnia!

A presto!

C.

sabato 4 luglio 2015

Musica a pedali

Non mi sono dimenticato di voi amici lettori, ma come sempre le circostanze ci obbligano ad utilizzare le nostre energie per mille e mille cose diverse quindi più lentamente ma scrivo continuamente. Presto vi potrò invitare ad un altra presentazione del libro Bergamo in blue e stavolta ci sarà anche un lettore d'eccezione! Continuate a seguirmi o qui o su Facebook a questa pagina e saprete cos'avrà riservato il destino per noi.

Intanto per la vostra pazienza e sostegno vi regalo questo micro-racconto che, con molta probabilità, sarà inserito nel mio prossimo libro. Se trovate errori grammaticali segnalatemeli o soprassedete, ma in entrambi i casi cercate di godervi questo pensiero così com'è stato lanciato sulla tastiera.



Musica a pedali

Un, due, tre...un, due, tre, quattro, un, due, tre...chiudi gli occhi con il vento in faccia, lascia l'immaginazione vagare tra le note di quella canzone, lasciati accarezzare dalla brezza data dalla spinta d'un pedale...un, due, tre, un, due, tre, quattro...una mazurca inebriante, con accenni arabeschi, passa da un orecchio all'altro trovando nel mezzo l'elasticità d'un cervello allenato. Romantiche musiche d'altri tempi accompagnano il viaggio di chi meta non ha, seminando con velocità e distanza pensieri opprimenti, assordandoli con un assolo di violino e un sincopato ritmo di fisarmonica. L'amica luna sopperisce alla solitudine del viaggiatore a pedali, che da tanto non riposa le sue stanche gambe, raccontandogli con le sue ombre storie di amori passati, ballando e muovendosi anch'essa in ternario, radunando tutte le stelle per un circolo nel buio. Ed ecco arrivare una chitarra, lei sorride guardando negli occhi chi la vuole guardare e regala forza al viaggiatore che va avanti senza saper dove andare...un, due, tre, un, due, tre...solo l'incalzante emozione d'un cuore colmo di speranza potrà capire le scarpe rotte, la maglia bucata, una bicicletta senza marce, un campanello stonato. Pedala mormorando il ritmo di clandestine, scorgendo fantasmi di dame e cavalieri roteare nell'aire circostante, li vede correre parallelamente alla sua lentezza, si morde le labbra e guarda la tonda palla fredda e tenera lasciar luce al sole che da tempo immemore la sovrasta spingendola più in là. Bisogna fermarsi ora, ad ammirar le sue luci e assorbirne il calore per ricaricar la pelle di energia. Bisogna dormire ora, dopo una notte di danze e sudori, di fatica nel riportare a casa un corpo stanco ma allegro. Bisogna chiudere gli occhi per sognare una vita normale, fatta di brutture e carognate, perché non è la realtà d'una danza sfinente ciò che possiamo chiamar vita; o forse si? Senza dubbio alcuno è un piacevole diversivo, che renderà le ore a venire più leggere.

Fine.

giovedì 28 maggio 2015

Storia di un poeta fallito, il settimo racconto di Bergamo in blue.

Storia di un poeta fallito, il settimo racconto di Bergamo in blue.


Continuo con le sinossi del libro "Bergamo in blue" arrivanto al settimo racconto intitolato "Storia di un poeta fallito". Si tratta di un racconto ancor più biografico degli altri, in quanto mi sento sempre un po' poeta e un po' fallito nella vita di tutti i giorni. Iniziamo come sempre con una riflessione, che ripropongo qui in versione scritta e che trovate anche nella registrazione della presentazione:

"Vivo nella convinzione che il mondo sia semplice.
Vivo bene, non mi provoca problemi e complicazioni
questo pensiero trasformato in uno stile di vita. Con
questo non dico che il mondo sia roseo o privo di atroci
sofferenze ma che la vita del singolo individuo se vista
all'interno di una comunità (o un paese) con una forte
coscienza collettiva è più semplice di quanto lui stesso
crede. Mutano necessità, voglie e bisogni quando
situazioni drammatiche colpiscono alla schiena, senza
preavviso, ma non per questo si rimarrà paralizzati a
vita. Per quanto forte sia il colpo cadi e ti rialzi, piangi e
asciughi le lacrime; vomiti e ti sciacqui la bocca. E poi
riparti ancora da capo, torni a portar fuori il cane, torni al
tuo orto, a guardare film e a leggere il libro che avevi
lasciato a metà. Torni alle tue cazzate e ne inventi di
nuove. Vivere nella convinzione che il mondo sia
semplice significa anche farsi scivolare addosso
l'evitabile, il negativo, il superfluo. Anzi, il superfluo a
volte serve. Aiuta allontanarsi dalle persone che ti
succhiano l'anima, che non fanno niente per niente, che
si fanno sentire solo quando hanno bisogno di te. É
semplice: basta, a volte, dire di no."

Beh, dopo una prefazione così scopriamo che il nostro poeta ha perso la mamma (la mia è ancora viva.. :) ) e che le piaceva molto scrivere tanto da tenere un diario contenente pensieri e poesie. Il poeta, che poi si autoproclamerà "non troppo" fallito, deciderà di sfruttare questi scritti per farne un libro e tantare di pubblicarlo per racimolare qualche soldo. Così prenderà appuntamenti con case editrici e si ingegnerà per crearne un buon prodotto...verrà pubblicato o rifiutato? Saranno apprezzate le poesie di sua madre? E le sue? Posso solo dirvi che, riflettendo sul suo operato, capirà una cosa: 

"Ci vuole coraggio e io ne sono
sprovvisto. Nemmeno svuotare sulla carta le spirali
inarrestabili che mi lacerano dentro è servito a nulla,
anzi, sono riuscito a peggiorarmi rileggendomi in
momenti di noia e deprimendomi. Non capisco come
posso sempre riuscire a pugnalarmi alle spalle e non
imparare mai la lezione. Mi sento momentaneamente
schizofrenico passando tra momenti deprimenti e
menefreghismo misantropico."

sabato 23 maggio 2015

La presentazione qualche giorno dopo..

Direi che è andata bene. La registrazione si sente bassissima e, non pago della scarsa qualità, ho deciso di caricarla su YouTube insieme a fotografie ancor peggiori...ma eccola qui:



Meglio di così purtroppo non ce n'è quindi vi tocca alzare il volume e...interpretare! Se invece non reggete i 35 minuti di chiacchiere vi toccherà aspettare la prossima presentazione che sarà....chissà chissà, continuate a seguirmi e lo scoprirete!

Colgo l'occasione per ringraziare chi c'era (che, fortunatamente, non erano solo amici e parenti), il direttore della Feltrinelli di Bergamo che mi ha dato la possibilità e lo spazio, Ila che mi ha prestato la cassa e Ale il microfono, chi è passato solo di sfuggita e chi invece si è fermato anche dopo, chi mi ha sostenuto e chi invece no...insomma, grazie davvero di cuore a tutti voi.

giovedì 7 maggio 2015

Presentazione del libro

Mercoledì 20 Maggio alle 18,15 alla Feltrinelli di via XX Settembre presenterò finalmente il libro "Bergamo in blue", una mezz'oretta di chiacchiere, qualche domanda e possibilità di acquistare il libro (ma non è che vi obbligo...)!

La giornalista Micaela Vernice mi farà qualche domanda sul libro ed i suoi racconti lasciando poi un piccolo spazio anche al pubblico per eventuali domande. Dopo la presentazione sarà possibile acquistare il libro e sbizzarrirvi con richieste di dediche imbarazzanti prima di lanciarsi sul drink...
 con gri ) e al termine buffet gratuito...che fate, non venite?!cfghfd

Presentazione libro Bergamo in Blue di Carlo Capotorto, malinconia, tristezza, storie fantastiche ed attuali, moderni eroi senza futuro

Spero di vedervi in tanti, amici, parenti ma soprattutto sconosciuti! 
QUI trovate il link all'evento creato in Facebook. 
A presto!

giovedì 23 aprile 2015

Sofia, il sesto racconto di Bergamo in blue

Sofia, il sesto racconto di Bergamo in blue


"Sofia" entra come sesto racconto in Bergamo in blue quasi in punta di piedi, quattro paginette scarse scritte tutte d'un fiato quando un giorno, seduto al computer, mi tornò in mente il mio breve viaggio in Bulgaria. Già, perché Sofia non è una persona, bensì una capitale...ma stiamo, ancora una volta, parlando di un racconto d'amore.

Durante un viaggio di piacere un (giovane?) uomo girovaga per le vie della città sino ad arrivare ad una grande piazza nella quale si svolge il mercato dell'usato. Nel suo saltare tra una bancarella ed un'altra si ferma ad un tavolino tenuto da una bellissima donna, quelle bellezze imbarazzanti quasi difficili da guardare dritte negli occhi, e scova una vecchia macchina fotografica. Da appassionato di fotografia non ci pensa un secondo a prenderla in mano e controllarla in tutte le sue parti...

"Sollevo dalla coperta una vecchia e pesante custodia
marrone e ne slaccio il bottone per aprirla, non so
trattenere un’esclamazione di sorpresa e un sorriso
quando ne tiro fuori una reflex Zenit. Controllo
l'esposimetro e funziona perfettamente, avvicino l'occhio
al mirino e non vedo nemmeno un puntino di sporco
nell'obbiettivo...istintivamente mi giro verso la ragazza
della bancarella e la metto a fuoco con il pollice e
l'indice...lei mi guarda e mi sorride. Senza pensarci
carico la pellicola e scatto. C'era dentro un rullino.
Abbasso la macchina fotografica e alzo la testa, lei mi
guarda sorpresa forse ancora più di me. Continua a
parlare nella sua lingua ed io continuo a non capire una
parola di quel che dice."

Dopo qualche incomprensione un breve viaggio da un fotografo svelerà che....svelerà che dovrete comprare il libro per scoprire come andrà a finire questo breve racconto! Vi dico solo che a Sofia una reflex l'ho comprata, forse la storia è andata proprio così o forse no, ma non è davvero importante, non è un'autobiografia ma un libro di racconti! 

Alla prossima!

C.